Tre registi – Emanuele Conte, Laura Sicignano e Giovanni Ortoleva - tre modi di fare teatro, tre drammaturgie originali a creare un gioco immersivo tra spettatore e interpreti senza il filtro della quarta parete. Dopo la mostra ospitata nella Loggia degli Abati di Palazzo Ducale, nel centenario della nascita Italo Calvino irrompe anche sul palcoscenico con il Teatro della Tosse che propone 'I nostri antenati', trittico di opere che partendo da storie inverosimili, ambientate in epoche lontane e paesi immaginari, ricostruisce tra i diversi spazi del teatro di sant'Agostino un ritratto attualissimo del grande scrittore, della sua intimità, della sua storia e del suo rapporto con il mondo e le parole. Un legame, quello tra Calvino e la Tosse, che affonda le sue radici nel passato con 'Il Mistero dei Tarocchi' (2003) che fu ispirato a Tonino Conte dal 'Castello dei destini incrociati' e dalla 'Taverna dei destini incrociati'.
“Questo trittico – confessa Emanuele Conte - nasce con l'idea di portare quello che è il nostro modo di fare teatro all'aperto durante l'estate anche all'interno di un teatro. Insieme a Giovanni Ortoleva e Laura Sicignano che per prima ha avuto l'idea abbiamo ragionato sui tre testi da scegliere per riportare Calvino alla sua essenza dal momento che in questi tre racconti si esplicita molto di più che in tanti altri la sua autobiografia: ritroviamo la fanciullezza, la giovinezza, il suo distacco dal partito comunista e le sue crisi interiori”. “E' un'occasione straordinaria – gli fa eco Laura Sicignano - per riscoprire uno scrittore che abbiamo letto tutti da bambini. Riscoprirlo e affrontarlo adesso da grandi è un'avventura meravigliosa perché Calvino è uno scrittore che parla di noi, del nostro presente ma anche straordinariamente del nostro futuro”
Sarà un guardiano/albero ad aprire lo spettacolo e dare il via alle storie in un viaggio che attraversa le vicende del 'Visconte dimezzato', fotografia dell’uomo moderno spaccato dalle sue contraddizioni, inno all’incompletezza e alla gioventù; del 'Cavaliere inesistente' dove Calvino racconta il suo rapporto appassionato con la scrittura e del 'Barone rampante', il nobile ribelle e solitario che fa la sua rivoluzione dall’alto, arrampicato su un albero del giardino di casa.