Vai all'articolo sul sito completo

Cultura e spettacolo

Protagonista dell'iniziativa Ferdinando Fasce, già professore di Storia contemporanea all'Università di Genova
2 minuti e 49 secondi di lettura
di Dario Vassallo

E' un mito che non tramonterà mai. Anzi, continua periodicamente ad alimentarsi tanto è vero che pochi giorni fa è stato pubblicato 'Now and then' di cui ha parlato il mondo intero, non solo quello musicale: il risultato di un lavoro di arrangiamento compiuto a metà degli anni Novanta da parte di Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison su una vecchia demo registrata da John Lennon al pianoforte nel 1978, merito delle tecnologie moderne e dell'intelligenza artificiale. Un nuovo successo planetario nonostante la parabola dei 'Beatles' in fondo sia durata soltanto otto anni, tramontata nel 1970 tra incomprensioni e litigi. Eppure tutto quello che li riguarda rappresenta ancora adesso qualcosa di inimmaginabile avendo segnato un'epoca nella musica, nel costume, nella moda e nella pop art. Non a caso fu coniato il termine 'Beatlemania' per indicare quel fenomeno rimasto unico di adorazione incondizionata al di là di qualsiasi estrazione sociale, cultura, sesso ed età che si manifestava con crisi isteriche, urla, pianti e perfino svenimenti non solo nei concerti ma ogni qualvolta si mostravano in pubblico.

Domani alle 15 al Circolo unificato dell'esercito di via s. Vincenzo si riportano indietro di quarantotto anni le lancette dell'orologio per sottolineare il ruolo fondamentale che in quest'ambito ebbero le donne focalizzando l'attenzione sui due concerti che i 'Beatles' tennero al Palasport di Genova inaugurato appena tre anni prima, una delle sole tre città italiane in cui fecero tappa nel loro tour mondiale. Il ricordo ci consegna un sapore a metà tra l'orgoglio e il rimpianto, per quello che eravamo e non siamo più: in crescita vorticosa, con un porto che tirava a mille e una soddisfazione talmente palpabile che la potevi persino toccare. Furono addirittura loro stessi - avallando la nomea che ci portiamo dietro di città più 'british' d'Italia - a preferirci a Bologna o Venezia (dove avrebbero dovuto suonare davanti alla Basilica di San Marco), entrambe ritenute piazze economicamente più convenienti da Leo Wachter, l'impresario che li portò in Italia. Altri tempi.

L'incontro, 'She loves you. I Beatles e le loro fan' organizzato dall'Associazione '50&Più Genova' e coordinato da Ferdinando Fasce, già professore di Storia Contemporanea all’Università di Genova ed esperto dei Fab Four, tornerà dunque a quello storico 26 giugno 1965 intorno al quale fiorirono le leggende più strane e la Storia, come inevitabile, sconfinò nel mito: le ragazze urlanti davanti al Columbia (questo è accertato), il bagno di George Harrison a Sori (già qui ci assale qualche dubbio), il giro notturno della città per vedere il porto illuminato (ma quando mai avranno avuto il tempo?), addirittura una puntatina nel centro storico e altre amenità del genere. Comunque la si voglia vedere, anche se la loro permanenza durò una manciata di ore volando a Roma subito la fine dello show serale, fu in ogni caso un evento. E di questo evento le donne ritratte in abiti accollati e appena sopra il ginocchio e frangette perbene furono sorprendenti protagoniste tanto che le cronache del tempo parlarono persino di "alcune ragazze, in eccesso di isterismo, fermate dalla polizia nel tentativo di denudarsi". Il tutto per quattordici canzoni al pomeriggio e diciotto alla sera, tre quarti d'ora di musica o poco più che però sancirono ancora una volta, qualora ce ne fosse stato bisogno, il trionfo di un gruppo la cui musica un giorno è uscita da una cantina di Liverpool e rimbalzando sul marciapiede opposto ha fatto milioni di volte il giro del mondo.