E’ un capolavoro di comicità d'autore, infarcito di tutto l'umorismo e le situazioni surreali e sopra le righe che negli anni sono diventati il marchio di fabbrica dei fratelli Coen, due registi che hanno riscritto la grammatica del cinema fin dal loro esordio ('Blood simple', 1984). 'Il grande Lebowski' compie 25 anni non avendo perso niente della sua straordinaria leggerezza e stasera è possibile vederne la versione restaurata al cinema Ariston (19 e 21.30).
In realtà, quando uscì nelle sale statunitensi, il 6 marzo del 1998, non ci furono code chilometriche all’entrata dei cinema e gli incassi furono deludenti: 'solo' 17 milioni e mezzo di dollari negli Stati Uniti, il 96esimo incasso di quell'anno). Poi in realtà tra proiezioni in cineclub, articoli su riviste e passaparola è diventato un cult movie, simbolo di una subcultura evidentemente condivisa da moltissimi che vedeva da un lato la rappresentazione di un dolce far niente di stampo nichilista, dall’altro il rifiuto degli schemi sociali predominanti.
D’altro canto, come scrisse un grande critico statunitense oggi scomparso, Rogert Ebert, “The Big Lebowski is about an attitude, not a story", racconta insomma un modo di essere non una storia. Una vicenda surreale, ricca di sequenze oniriche, che parte da uno scambio di persona e da un tappeto nella casa del protagonista (Jeff Bridges) su cui due malavitosi fanno la pipì. Questo dà il via a tutta una serie di situazioni che vedono protagonista il Lebowski del titolo, nella versione italiana detto Drugo in maniera impropria (Dude, amico, in lingua originale): un fannullone, fumatore di marijuana che ama il White Russian di cui è gran bevitore e odia gli Eagles. Pensate che il personaggio di Dude ha ispirato addirittura una religione, il Dudeism, impegnata a diffonderne il verbo nel mondo e un festival come il 'Lebowsky Fest', celebrato ogni anno. Accanto a lui due amici, Walter e Donny (John Goodman e Steve Buscemi),con i quali vivacchia senza troppi problemi tra una partita di bowling e l’altra. Soprattutto Walter è un altro personaggio straordinario, un paranoico reduce del Vietnam con problemi nella gestione della rabbia, affetto da sindrome da stress post-traumatico e fissato con il bowling, un personaggio tragico calato in una realtà che non comprende e affiancato da amici che sono l'opposto di lui. Ed è questo a renderlo estremamente divertente come si può vedere nella clip che ho scelto.