E' la 'voce' di Richard Gere, Jeremy Irons, Willem Dafoe, Bruce Willis, Arnold Schwarzenegger e tante altre star ancora. Mario Cordova, in qualche modo genovese di adozione, tifando per una squadra della città che però non vuole rivelare e avendo mosso al Duse i primi passi d'attore nella scuola di recitazione del Teatro Stabile ("qualche mese fa - ironizza -, era il settembre del 1970"), è uno dei più grandi doppiatori italiani e non è un caso che 'Voci nell'Ombra', il Festival internazionale di doppiaggio nato da un'idea di Claudio G. Fava e giunto ormai alla ventiquattresima edizione, gli consegni un Premio alla carriera domenica prossima alle 18 nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale.
"Un'attività - confessa Cordova a Primocanale - nata quasi per caso quando cercavo disperatamente di fare l'attore e a Roma feci la conoscenza della moglie di Stefano Satta Flores, attore straordinario di film come 'C'eravamo tanto amati' e 'L'Agnese va a morire' e bravissimo doppiatore, tra l'altro di Harrison Ford nella serie di 'Guerre stellari'. In quel momento stava doppiando '10' con Dudley Moore e Bo Derek e fu lei a spingermi ad andarlo a trovare. Qui Stefano fece una vera e propria sceneggiata davanti al direttore del doppiaggio facendogli credere che ero una attore bravissimo e che eravamo molto amici. Insomma, mi hanno fatto un provino, una decina di battute, e questo pezzo di provino è stato addirittura inserito nel film facendomi guadagnare i primi soldi come doppiatore".
C'è un attore che non ha doppiato e le piacerebbe doppiare? "Premettendo che è doppiato benissimo e che quell'attore è suo, penso a George Clooney cui dà la voce il grandissimo Francesco Pannofino, uno tra i più bravi che ci siano. Però penso che avrei potuto farlo bene anche io".
C'è qualcuno che considera un maestro? "Certamente Pino Locchi che sentivo in qualche modo molto vicino al mio modo di essere. Quando doppiando Sean Connery diceva 'Bond, James Bond' era inimitabile. L'ho imitato spudoratamente per almeno un anno e mezzo"