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Cultura e spettacolo

Il grande artista genovese ricordato con molte iniziative
2 minuti e 6 secondi di lettura
di Dario Vassallo

C'è sempre un sogno, nella musica, fatto di libertà, amore, rabbia, partecipazione e tante altre cose ancora. Fabrizio De André, scomparso venticinque anni fa, l'11 gennaio 1999 a soli 58 anni, lo ha sempre cavalcato con determinazione, al di fuori del tempo e delle mode. Per dirla alla sua maniera: in direzione ostinata e contraria.

Tante le iniziative legate a questa ricorrenza a partire dalla riedizione – da qui alla fine dell'anno – di 14 suoi album arricchiti di appunti e note personali. Genova gli dedica dal 19 al 21 gennaio un'edizione speciale dei 'Rolli days' nella quale verranno aperti palazzi e chiese dei vicoli da lui cantati in un’evoluzione del tema 'Sacro e Profano' così caro ai personaggi dei suoi testi. Sarà possibile partecipare a visite guidate di luoghi ammirati attraverso una nuova prospettiva, unendo all’arte spettacoli musicali dedicati al tema. Spostandoci in riviera da ricordare i 'Fieui di caruggi' di Albenga che hanno organizzato per le 11.15 in piazza De André 'un momento di riflessione' seguito dal lancio in acqua di 1000 papaveri rossi nel ricordo della Guerra di Piero, mentre ad Arenzano il Sipario strappato ospiterà stasera alle 21 (con repliche fino a sabato) 'La collina di Spoon River e le canzoni di De André' dedicato ai versi di Edgar Lee Master e al disco che ne trasse l'artista genovese.

Da 'Crêuza de mä' a 'Bocca di Rosa', da 'La Città vecchia' a 'La guerra di Piero', da 'Andrea' a 'Il pescatore' per finire con 'Via del campo', saranno solo alcune delle canzoni trasmesse dalle 10 dalla filodiffusione di via Garibaldi.

Certo, un artista. Certo, un poeta. Ma di quelli in grado di stare perfettamente in equilibrio tra più anime: una apertamente popolare (da 'Bocca di rosa' a 'Carlo Martello' scritta insieme all'amico Paolo Villaggio), una più dichiaratamente elitaria ('Tutti morimmo a stento', 'La buona novella', 'Storia di un impiegato'), una totalmente mediterranea che trovò in 'Creuza de ma' un manifesto talmente impensabile che il suo stare per settimane in cima alla classifica dei dischi più venduti fu considerato un vero e proprio evento. Un gioiello di rigore ed emozione.

E poi c'è stato quel suo farsi portavoce delle contraddizioni di una realtà rassegnata: i diversi, i respinti, gli umili, i condannati alla marginalità. Ha dato loro un'anima che era un grido. Senza compromessi, senza distinguo, senza concedere sconti. Ci manca, Faber, e continueranno a mancarci le sue canzoni ricche di aneliti libertari e suggestioni anarchiche talmente forti da far breccia nel cuore di tanti, e non soltanto di coloro disposti a lasciarsi catturare.