"Vittoria, 30 anni, cerca ancora il suo posto nel mondo. E' un attrice che si porta dietro alcuni problemi derivanti da un'accusa di plagio di cui è stata oggettivamente colpevole e si sente un pò una fallita": descrive così Pilar Fogliati il personaggio che interpreta nel film di Giovanni Veronesi 'Romeo è Giulietta' che è venuto a presentare a Genova insieme al regista. La ragazza finirà per trovarsi al centro di una situazione piuttosto complicata: "Sì, perché ha la grande occasione di fare un provino per Giulietta ma non viene presa, anzi è anche insultata perché il suo nome ormai è macchiato dall'errore che ha fatto nel passato. Arrabbiata e desiderosa di vendetta nei confronti del regista che l'ha rifiutata decide di chiedere ad un'amica truccatrice di darle sembianze maschili e torna a fare il provino per il ruolo di Romeo. Con sua grande sorpresa viene scelta scoprendo così che mettendosi una maschera diventa più efficace e attraente, piace di più. Da lì partono una serie di equivoci perché si ritroverà il fidanzato nella stessa compagnia mentre di lei si invaghiscono sia la protagonista femminile che il regista che è gay".
Com'è stato entrare nei panni e nella psicologia di un uomo? "Volevo innanzi tutto evitare uno stereotipo quindi mi sono chiesta: se tu, Pilar, fossi un ragazzo, per come sei fatta - con le tue paure, le tue qualità, i tuoi difetti e le tue emozioni - come saresti? Nell'atteggiamento mi sono ispirata a mio fratello e ho cercato di immaginarmi come potesse essere Romeo, questo ragazzo di 14 anni che si innamora per la prima volta nella vita. Ho provato a dare un senso di inadeguatezza, come se non si sentisse degno dell'amore, di una cosa così sublime".
Cosa hai pensato la prima volta che ti sei vista davanti allo specchio truccata da uomo? "E' stata una sensazione molto forte, mi sono veramente sentita un'altra persona e mi è piaciuto. Mi piace quando mi allontano dalla mia immagine o dalla mia essenza".
A proposito di provini, ne avrai fatti tanti. Ce n'è stato qualcuno che - diciamo così - non definiresti propriamente un trionfo? "Tantissimi. Ho studiato all'Accademia Silvio D'Amico a Roma, di altissimo livello, dove in qualche modo dai agli insegnanti il consenso a maneggiare anche il tuo ego e la tua fragilità perché sei giovane e grezzo per cui ti metti in mano a questi grandi registi e lo accetti. Che recitavo come una cagna mi è stato detto, sì, come in fondo lì dentro è stato detto un pò a tutti. Diciamo che lo facevano per temprarti, per cui non lo ricordo come qualcosa che mi ha fatto del male".
In una intervista ho letto che c'è una cosa di te che non ti piace ed è il voler piacere a tutti. E' vero? "Sì, penso di avere quella sindrome lì, la detesto però è una cosa molto personale. Mi chiedo spesso: è possibile far sì che tutti dicano bene? Che è chiaramente un modo per andare a sbattere la testa contro un muro. Non ha senso, è stupido, mi rendo conto, però ognuno ha le sue debolezze. Che devo dirti?"