Oggi si definisce ‘trolling’ la pessima ma purtroppo frequentissima abitudine di intervenire all’interno di una comunità virtuale, una qualsiasi delle tante sul web, in maniera provocatoria e insensata offendendo e insultando chiunque a proprio piacimento senza dover temere conseguenze legali. E’ lo spunto da cui parte ‘Cattiverie a domicilio’ che però, essendo ambientato negli anni '20 del secolo scorso, vede sostituito il mondo di internet col servizio di posta vecchio stile.
Nel 1922 Littlehampton, una cittadina affacciata sulla costa meridionale dell’Inghilterra, è teatro di uno scandalo farsesco e a tratti sinistro. Qui l'arrivo della giovane Rose, un’irlandese fuori dal comune, vedova di un marito morto in guerra, madre single e per di più con un fidanzato nero, per la tranquilla gente del posto è un vero e proprio shock: impetuosa, poco modesta, rumorosa e perfino scurrile. Così, quando una serie di lettere oscene cominciano a raggiungere gli abitanti della zona, a cominciare dalla sua vicina di casa Edith, una zitella timorata di Dio che vive con due genitori autoritari, tutti i sospetti ricadono su di lei, che se giudicata colpevole finirebbe in prigione perdendo la custodia della figlia. È un bersaglio facile e viene prontamente arrestata dalla polizia ma presto emergono dubbi sul fatto che sia la vera colpevole e la giovane agente di origini asiatiche Gladys cerca ostinatamente di svelare il mistero, contro la volontà dei suoi superiori.
Il cinema d'epoca è un segno distintivo particolare per i registi britannici e Thea Sharrock continua la tradizione affidandosi a quella che potrebbe sembrare una storia inventata ma che in realtà è realmente accaduta giusto un secolo fa creando scalpore nella vecchia Inghilterra. Attraverso la fotografia di due donne che non potrebbero essere più diverse tra loro e dello scandalo che le ha legate crea qualcosa a metà tra romanzo poliziesco e legal drama trovando il suo drammatico radicamento nel regno del dubbio anche se l’aspetto misterioso di questa commedia nera non sembra essere la cosa più importante perché il vero colpevole viene rivelato abbastanza presto.
Il tono del film è quello che è, mescolando in maniera irregolare umorismo con questioni sociali più ampie come il suffragio femminile, l’utilizzo del linguaggio come un’arma o la violenza domestica. Ma i temi pure importanti che ci vengono fatti scivolare davanti agli occhi, vedi una narrazione su donne che cercano di uscire da schemi patriarcali e puritani e sulle conseguenze che devono affrontare per non aderire all’idea ristretta di come sono giudicate dal mondo maschile - Rose costretta a sopravvivere, Edith a sottomettersi ai genitori e la poliziotta Gladys che deve subire la mancanza di rispetto dei suoi superiori nonostante l'amore per il lavoro - è annacquato per mettere in risalto soprattutto l’incontro-scontro tra due grandi attrici – Olivia Colman e Jesse Buckley, già insieme alcuni anni fa nella ‘Figlia oscura’ - che rappresentano il vero cuore del film. Poco importa che ciò vada a scapito di troppi personaggi secondari aggiunti semplicemente come ornamento per permettere alle due di brillare con il loro talento perché tutto sommato è l’arma vincente che rende ‘Cattiverie a domicilio’ un gioco spensierato e qua e là divertente che rimbalza avanti e indietro tra la commedia e il dramma sentimentale.