Il tennis non è sport che si presta al cinema. La tensione in questo gioco è tutta legata ai momenti di silenzio tra i punti e colpire continuamente una pallina con una racchetta sullo schermo non è esattamente un intrattenimento entusiasmante. Ma Luca Guadagnino in ‘Challengers’ ha trovato uno spunto suggestivo: un tumultuoso triangolo amoroso in cui il gioco è un’allegoria, secondario rispetto alla storia che se pure basata apparentemente su tre tennisti in realtà parla di personaggi che giocano all'amore come fosse una partita, per andare avanti e raccogliere i frutti che desiderano.
Tashi Duncan (Zendaya) è un'ex superstar del tennis femminile i cui giorni di gara si sono conclusi con un traumatico infortunio al ginocchio. Una volta che con riluttanza e rabbia ha rinunciato a giocare è diventata allenatrice guidando il marito Art (Mike Faist, il protagonista di ’West Side Story') ad una carriera redditizia. Ma negli ultimi tempi una serie di sconfitte hanno minato la sua fama e la fiducia in se stesso così che Tashi decide di iscriverlo ad un torneo minore per farlo vincere e interrompere in questo modo la catena di fallimenti. Qui però Art finisce per contrapporsi a Patrick (Josh O'Connor di ‘The crown’), ex amico e compagno di tennis ma anche ex di Tashi con la maggior parte del film strutturata in flashback che saltano avanti e indietro nel tempo, esplorando il potere esasperante che la frustrazione esercita su di noi e le relazioni intricate fra queste tre persone che provano sentimenti complicati, ciascuno nei confronti degli altri due ma anche insieme tra di loro.
Solo poche settimane fa in sala è arrivato ‘Past lives’ di Celine Song basato sul triangolo tra una donna sudcoreana negli Stati Uniti, il marito americano, e un vecchio amore dell’infanzia ritrovato per caso. Ed è davvero curioso che il vero marito americano di Song, Justin Kuritzkes, sia lo sceneggiatore di ‘Challengers’ dove ci racconta un altro triangolo amoroso che mischia sesso e sport trovando in Luca Guadagnino, i cui film si sono spesso basati sul desiderio, sia esso crudele e meschino, o disperato e affamato (vedi 'A bigger splash' , 'Chiamami col tuo nome' o 'Bones and All'), il regista più congegnale. Per molti dei personaggi di Guadagnino il desiderio è una ragion d'essere e la forza trainante del loro arco narrativo. Nella sceneggiatura questo tipo di desiderio è un'arma usata dai tre protagonisti con audacia e in maniera manipolatoria, cosicché l’allineamento tra regista e sceneggiatore trova una definitiva ragion d’essere.
La semplice presunzione di 'Challengers' è che ogni conversazione è una partita di tennis e ogni partita di tennis una scena di sesso con emozioni espresse attraverso dialoghi frenetici in alcuni momenti e una fisicità silenziosa e sensuale in altri, perché tutti qui inseguono il sesso e il successo fondendo le due cose tra loro in modo spudoratamente provocatorio. Con Tashi che primeggia, giustamente furiosa per aver frustrato le sue ambizioni e crudelmente arrabbiata con tutti gli uomini che hanno il coraggio di continuare a giocare al gioco che le è stato portato via. Ha fame di affetto e allo stesso tempo lo trattiene, di volta in volta sensualmente curiosa e freddamente imparziale, ambiziosa ed esausta, conflittuale e sicura di sé.
Così, in un ambiente oggi sullo schermo culturalmente schizzinoso riguardo al sesso e politicamente repressivo rispetto al riconoscimento dell'autonomia femminile, Challengers finisce per essere una provocazione, un vero film erotico in quanto comprende che il motore del desiderio è alimentato sia da ciò che ci viene negato sia da ciò che possiamo consumare, un dramma sportivo sull’ambizione e la seduzione in cui il sesso è apertamente una delle maggiori poste in gioco ma nello stesso tempo uno schietto racconto su come la sensualità possa minare le relazioni tanto quanto cementarle. Un raro dramma sexy per adulti dei giorni nostri e - come la vita - un brutale gioco di vincitori e perdenti.
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