Tra amori, avventure e battaglie 'Il corsaro' di Giuseppe Verdi arriva al Carlo Felice dal 17 al 26 maggio, penultimo titolo in cartellone della stagione lirica. Melodramma tragico tratto da un poemetto di Byron che appartiene ad un periodo di intensa creazione del compositore che lui stesso definì 'i suoi anni di galea', ripercorre le avventure del bucaniere Corrado che fuggendo da un'isola dell'Egeo per attaccare il pascià che l'aveva imprigionato abbandona l'amata Medora. Condannato a morte in seguito al fallimento dell'impresa, dopo essere stato liberato dalla prediletta del pascià innamorata di lui torna da Medora che però si è avvelenata alla falsa notizia che l'amato era morto. Così anche lui si suicida gettandosi dalla scogliera.
“Ancora una volta – sottolinea Jessica Nicolini, Coordinatrice delle politiche culturali della Regione – il Carlo Felice ci vuole stupire con un'opera che sebbene non sia tra le più popolari di Verdi è molto affascinante e siamo certi che il pubblico, anche quello più giovane, saprà apprezzare questo capolavoro musicale che ci fa immergere nel dramma di Byron”.
“Un'opera che manca dal 2005 – le fa eco il Sovrintendente Claudio Orazi – di un compositore legato a Genova in maniera fondamentale. Ci sono tutti i requisiti per partecipare ad uno spettacolo che appartiene al patrimonio scenografico e costumistico di questo teatro”.
La regia è quella storica di Lamberto Puggelli, protagonista principale il tenore genovese Francesco Meli ("ho già cantato molto del Verdi cosiddetto minore, quest'opera mi mancava ed è il motivo per cui ho accettato volentieri l'invito del Carlo Felice”) mentre la direzione è affidata a Renato Palumbo che ha indicato nella vicenda tratta da Byron la debolezza drammaturgica del 'Corsaro' che ha però elementi musicali di spicco e si propone come una sorta di premonizione di opere successive, dal 'Rigoletto' all''Otello'. Poema epico, si concentra più sugli stati d'animo dei protagonisti, stereotipi romantici tipici del periodo, che sugli eventi di cui sono causa ed esiliato dai palcoscenici per 115 anni dopo la prima rappresentazione è opera tutta da riscoprire, ingiustamente sottovalutata e poco eseguita.