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Cultura e spettacolo

Affronta il campo minato del passaggio dall’infanzia alla prima adolescenza mostrandoci il tornado di sentimenti contrastanti che seminano il caos nella testa di una tredicenne
3 minuti e 8 secondi di lettura
di Dario Vassallo
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Nel 2015 la Pixar, casa di animazione digitale appartenente alla 'Walt Disney', con 'Inside Out' realizzò un film rivoluzionario nel suo modo creativo di mostrare ai bambini il complesso funzionamento delle loro menti, rendendolo nello stesso tempo per gli adulti un divertente viaggio nel proprio subconscio. Adesso, quasi un decennio dopo, con 'Inside out 2' affronta il campo minato del passaggio dall’infanzia alla prima adolescenza mostrandoci il tornado di sentimenti contrastanti che seminano il caos nella testa di una tredicenne.

Ritroviamo infatti Riley tre anni dopo. È una brava ragazzina, gentile con gli altri, generosa con i gatti randagi, prima della classe e promettente nell'hockey. Tra le sue varie emozioni personificate Gioia rimane la principale, accentuando il Bene e spingendo il Male nei recessi della mente. Un equilibrio che tuttavia viene sconvolto quando si accende il pulsante della Pubertà perché all'improvviso si ritrova ad avere emozioni nuove di zecca che competono per il controllo della sua personalità: sono Ansia, una carica di energia frenetica che si assicura che Riley sia preparata per ogni possibile insuccesso; Invidia, perennemente gelosa di tutto ciò che hanno gli altri; Ennui (sarebbe Noia ma lei è francese) che aggiunge la perfetta dose di indifferenza adolescenziale alla personalità di Riley e infine Imbarazzo cui piace stare sempre in disparte. Lo scompiglio che si scatena dentro di lei arriva in un momento cruciale, quando si trova ad affrontare un campo estivo di hockey importantissimo per la sua carriera, sia sportiva che scolastica.

Per restare in ambito della Pixar, se “Toy Story” e i suoi sequel hanno preso spunto da una storia sui legami di fiducia e amicizia trasformandola in film sull'elaborazione dell'abbandono e l'accettazione della morte e "Monsters University" è partito dal tema di come contrastare le paure inaspettate della genitorialità e dell'infanzia che aveva preso in considerazione il precedente 'Monsters & Co.' modificandolo in un prequel su come accettare il fallimento personale in modo sano, allegorie semplici che i bambini potevano capire con una certa facilità, 'Inside out 2' è qualcosa di leggermente più complicato perché antropomorfizza le emozioni di un ragazzo per drammatizzare il suo primo grave conflitto interiore.

Si parte dall'apprendimento del fatto che la tristezza, sebbene non sia propriamente qualcosa di piacevole, ha un valore inestimabile per l'esperienza umana e che esprimere tutte le emozioni è vitale per il nostro benessere e le nostre relazioni ma il film è anche una meditazione sulla salute mentale, la personalità e lo sviluppo. E aggiungere l'ansia a questo mix diventa una scelta importante rappresentando sia l'antieroe che l'antagonista della storia, non il malvagio cattivo che deve essere sconfitto o il feroce signore supremo che detta i bisogni di Riley ma mostrandola semplicemente, come gli adulti sanno, parte della nostra vita e che sta a noi decidere quanto potere dargli. Anche perché 'Inside out 2' si conclude in una sorta di zona grigia, senza affrettarsi a fornire alcuna affermazione chiara su come sbarazzarsene. I “vissero felici e contenti” della Disney sono raramente oscuri, quindi è lodevole che in questo caso il messaggio sia un po' agrodolce anche perché stiamo parlando della mente umana che non è mai così semplice come vorremmo fosse.

Se pure non mancano i film che trattano gli anni delicati della nostra formazione, il dispositivo centrale di “Inside Out 2” fornisce comunque un modo discretamente efficace per esplorare le domande sulla crescita, sul desiderio di adattarsi e di preservare comunque un certo senso del bambino che eri mentre maturavi. È una storia importante raccontata in modo intelligente. Non è paragonabile al primo film che era allo stesso tempo più divertente e più triste e sicuramente più riuscito ma non è compito di un sequel essere migliore dell'originale. È compito di un sequel raccontare un'altra storia che valga la pena di essere raccontata, e 'Inside Out 2' questo compito lo porta a termine in maniera onesta.