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Cultura e spettacolo

In scena una nuova versione realizzata in collaborazione con l'Opera Royal de Wallonie-Liège
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di Dario Vassallo
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Nino Rota è conosciuto soprattutto per la sua attività di autore di colonne sonore iniziata addirittura nel 1933 nel corso della quale ha coltivato un'esperienza durata più di due decenni con Federico Fellini lavorando anche con altri mostri sacri del cinema come Monicelli, Zeffirelli, Visconti e Coppola grazie al quale vinse l'Oscar per 'Il padrino parte II', riconoscimento cui vanno aggiunti un Grammy Award, un Golden Globe, un David di Donatello, un premio Bafta e cinque Nastri d’argento. Praticamente un gigante della musica.

Un compositore a trecentosessanta gradi

Forse però non tutti sanno che nel corso di una carriera durata quasi mezzo secolo non si è limitato a quest'ambito mostrandosi piuttosto come un compositore a trecentosessanta gradi, scrivendo partiture di musica sinfonica, musica da camera, musica sacra e opere liriche. La più nota tra queste, 'Il cappello di paglia di Firenze', sarà in scena al Carlo Felice venerdì 13 dicembre alle 20 con repliche domenica 15 (h.15) e martedì 17 (h.20) in una nuova versione realizzata in collaborazione con l'Opera Royal de Wallonie-Liège con la direzione affidata a Giampaolo Bisanti e la regia di Damiano Michieletto: “E' una produzione con una compagnia di canto giovane e formidabile - afferma con orgoglio il sovrintendente Claudio Orazi -. Un'opera che si dipana con leggerezza come quasi una commedia musicale, quindi una grande musica italiana di uno straordinario compositore del Novecento nello stile e nei modi di essere del Carlo Felice che allinea le opere più famose del grande repertorio ad altre opere un pò meno frequentate”.

Un'opera tratta da una farsa dell'Ottocento

Tratto da una farsa che Eugène Labiche e Marc-Michel scrissero nel 1851, racconta le peripezie del giovane Fadinard che nell'imminenza della nozze vede il suo cavallo mangiare il cappello di paglia di una giovane donna in dolce conversazione con l'amante che ne pretende un altro per non creare dubbi al gelosissimo marito. Parte da qui la forsennata ricerca di un copricapo simile, inseguito dalla futura sposa, dal suocero furente e dal codazzo degli invitati tra modiste, baronesse e altri personaggi ancora: travestimenti, gelosie e inganni in puro stile vaudeville che Rota utilizza per creare una ricchissima rievocazione anche parodistica della storia dell'opera.

Un vero e proprio inno alla vita

“'Il cappello di paglia di Firenze' è un vero e proprio inno alla vita – afferma il direttore Bisanti -, un invito a sorridere e a lasciarsi trasportare dalla leggerezza della comicità e la partitura di Rota è un turbine di note che si intrecciano e si rincorrono creando un tappeto musicale su cui si muovono i personaggi della commedia”. “Ho accolto insieme allo scenografo Paolo Fantin la sfida del 'Cappello' – gli fa eco il regista Michieletto -, quella di inventare una cifra stilistica che faccia convivere sia piccoli dettagli che grandi momenti di massa creati dalla presenza del coro mantenendo un tono di costante leggerezza e fluidità nello scorrere dell'opera. E l'elemento che abbiamo deciso di valorizzare è quello che più di tutti rappresenta lo spirito del vaudeville ottocentesco: la porta, come apertura e chiusura, nascondiglio o fuga di personaggi spiazzati dall'imprevedibile”.

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