Vai all'articolo sul sito completo

Cultura e spettacolo

Kenneth Branagh (anche regista) torna a vestire i panni del celebre investigatore ideato da Agatha Christie
3 minuti e 40 secondi di lettura
di Dario Vassallo
Il tuo browser è obsoleto.

Per i fan di Agatha Christie ‘Assassinio sul Nilo’, scritto nel 1937, il quindicesimo romanzo che vede protagonista Hercule Poirot, l’investigatore più famoso di sempre insieme a Sherlock Holmes, è uno romanzi in assoluto preferiti. Non solo per l’ambientazione esotica, ma anche per il modo in cui quel piccolo ed elegante ex poliziotto belga dallo stomaco delicato ma dalle cellule grigie formidabili risolve un crimine in cui si mescolano amore e avidità. In questo secondo adattamento cinematografico, dopo il film del 1978 interpretato da Peter Ustinov, Kenneth Branagh torna per la seconda volta in territorio-Poirot, a cinque anni di distanza da ‘Assassinio sull’Orient express’.

La storia è abbastanza fedele al libro ma non fedelissima, a partire da un prologo inedito in bianco e nero ambientato nelle trincee del Belgio durante la prima guerra mondiale dove incontriamo il protagonista da giovane e conosciamo l'amore della sua vita scoprendo nello stesso tempo l’origine dei baffi di cui va orgoglioso: un tragico retroscena romantico costruito per umanizzare un personaggio fin troppo freddo e glaciale confondendo le acque della tradizione che lo vuole sostanzialmente asessuato col solo interesse nel risolvere i casi che di volta in volta gli capitano di fronte.

E questo caso è davvero complicato: una ricca ereditiera è in viaggio di nozze in Egitto con il novello sposo insieme a gente di varia umanità dove tutti, sotto l’apparenza di una finta affabilità mondana, tra pettegolezzi e malignità nascondono segreti che hanno radici nel passato. A complicare la situazione c’è la presenza di un’amica della sposa che precedentemente era fidanzata con l’uomo e che per dispetto li segue ovunque. Per cercare di arginare la situazione i due, che insieme a tutti gli altri stanno compiendo una crociera sul Nilo, ingaggiano Poirot facendo finta di ignorare che ogni volta che il famoso detective viene confinato in un luogo più o meno ristretto con un piccolo gruppo di persone, si verifica un omicidio in cui quasi tutti sembrano avere motivazioni plausibili per compierlo. Cosa che puntualmente accade, e non sarà l’unico.

Si presume che una delle caratteristiche di tutti i romanzi polizieschi sia che chiunque legga la storia possa scoprire gli indizi che risolveranno finalmente il mistero; ma è anche vero che più di una volta, a sostegno della decantata eccezionalità del protagonista, questi indizi sono talmente nascosti da esistere praticamente solo nella mente del detective che li svela al momento opportuno. ‘Assassinio sul Nilo’ non fa eccezione anche se la cosa in fondo non disturba più di tanto grazie ad uno dei piccoli pregi del film dove ci si sforza di dare (molto più che nell’Orient express) un minimo di spessore ai personaggi e alle zone d’ombra nelle quali si muovono. Anche colei che è la principale sospettata è dipinta in fondo come qualcosa di più di un semplice cattivo senza cuore che vuole solo vedere soffrire gli sposi novelli inseguendoli nella loro luna di miele.

Per il resto ancora una volta i romanzi di Agatha Christie ci portano in una realtà parallela: sontuosa, cordiale, raffinata, brillante e – naturalmente - piena di un'eleganza amara e ipocrita, ricca di colpi di scena ed estremamente pericolosa. La regia di Branagh è fluida e dinamica, con un buon ritmo, anche se, come nel film precedente, è nella proposta visiva che ‘Assassinio sul Nilo’ mostra il suo lato debole proponendo uno stile che corre su un confine sfumato tra il realismo e una versione troppo vicina all'illustrazione patinata. È evidente che la ricostruzione del periodo non pretende di essere esatta ma questa versione stilizzata che si prende tutte le libertà che vuole finisce per creare un’aria di irrealtà mostrandoci un universo dove sembra che abiti solo l'alta società e il resto dell'umanità sia solo una parte della decorazione di sfondo.

Così alla fine la cosa migliore resta proprio il tentativo di Branagh di umanizzare Poirot: nei romanzi una persona sempre soddisfatta di sé, arrogante, petulante se pure con un'intelligenza enorme ed eccezionali facoltà deduttive, qui invece mostrato con il suo cuore, le sue implicazioni emotive, la sua umanità. Poi è chiaro che c’è tutto quello che lo spettatore si aspetta, a partire dall'amore che rappresenta il fil rouge di tutti i personaggi. Più del denaro, più del potere, anche più della vendetta, ognuno animato dal romanticismo, ognuno schiavo delle proprie passioni. Perché, ci dice il film, le persone con una vita facile sanno benissimo come complicare il loro destino. Il resto viene da solo.