Per gli amici e tutti quelli che lo frequentavano era semplicemente 'Spagna' ma il suo nome completo, purtroppo, lo conoscono tutti. Esattamente trent'anni fa, il 29 gennaio 1995, poco prima che allo stadio 'Luigi Ferraris' iniziasse l'incontro di campionato Genoa-Milan, Vincenzo Claudio Spagnolo, 24 anni, venne ucciso con una coltellata da un tifoso milanese appena maggiorenne, Simone Barbaglia. Disse di aver colpito perché aveva avuto paura di lui che pure non aveva con sé nessuna arma. Fu condannato a 14 anni e 6 mesi, ma in carcere – tra indulto e sconti di pena – ne ha trascorsi meno della metà.
Una delle tante tragedie legate al calcio
E' una delle tante tragedie legate al calcio, non la prima e purtroppo neppure l’ultima, ma allora l'impatto sull'opinione pubblica fu enorme e il governo garantì un giro di vite contro la violenza e disegni di legge ad hoc ma tutto servì a poco perché dopo 'Spagna' altri ancora persero la vita in situazioni legate al calcio: solo per citare qualche caso, Fabio Di Maio durante Messina-Catania (2001), Sergio Ercolano (Avellino-Napoli, 2003), l'ispettore di polizia Filippo Raciti (Catania-Palermo, 2007) e Ciro Esposito (Napoli-Fiorentina, 2014). Genova non ha mai dimenticato la morte di 'Spagna' e la famiglia ha sempre incassato la solidarietà di tutti.
Commemorazione davanti alla Nord
Anche quest'anno Spagnolo viene ricordato dai tifosi della Gradinata Nord e dell'Associazione Club Genoani. Questo il comunicato che hanno diffuso: “Il 29 gennaio 2025 saranno 30 anni da quella domenica che ha segnato per sempre la storia dei Genoani e del movimento ultras italiano, 30 anni in cui noi non abbiamo mai dimenticato. In occasione della ricorrenza trentennale, abbiamo organizzato una commemorazione davanti alla Gradinata Nord con inizio alle ore 18. Una giornata per Claudio e con Claudio, dove saranno presenti oltre agli amici di una vita anche i rivali più storici. Arriveranno ultras da tutta Italia e non solo, uniti dal rispetto per Spagna. Invitiamo tutti i Genoani a partecipare perché quel giorno con la sciarpa del Genoa al collo poteva esserci ognuno di noi. Chiediamo, inoltre, a chi lo vorrà, di portare una sciarpa che sarà poi unita alle altre come nel 1995 in segno di vicinanza: non importano i colori o la squadra di appartenenza, conta il pensiero di ognuno di noi affinché tutto questo non succeda mai più. Uomini prima che ultras. Spagna vive”.
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