"Ho ripreso in mano la mia Sampdoria, ecco perché non ho venduto Damsgaard e gli altri". Una frase sola, lapidaria, diretta. Che sintetizza più efficacemente di qualunque ricostruzione giornalistica l'attuale situazione della Sampdoria di Massimo Ferrero, che volenti o nolenti, si accinge ad intraprendere l'ottavo campionato della sua gestione e a collocarsi al terzo posto tra i presidenti più longevi della gloriosa storia blucerchiata.
Trascorsi ormai due anni dall'estenuante trattativa, poi naufragata, con il gruppo Vialli, affrontata la crisi debitatoria delle sue aziende Eleven e Farvem attraverso i concordati (in attesa di omologazione), liberatosi della figura imponente ed "ingombrante" di Antonio Romei, trasferita la proprietà della Sampdoria in un trust guidato dal commercialista Gianluca Vidal e sottoposto al regime giuridico dell'Isola di Jersey e infine constatato che alla porta non ci sono potenziali acquirenti credibili (come più volte sottolineato da Primocanale anche di fronte all'impazzare delle "voci" più fantasiose, svaporate un giorno dietro l'altro), Ferrero è il proprietario (attraverso la Holding Max) e il presidente della Sampdoria. E potrebbe esserlo ancora abbastanza a lungo perché ci si debba augurare, da parte di chi ama la Samp, che non sbagli le sue mosse.
Prima della sessione estiva di mercato, lui stesso aveva fatto trapelare la necessità di realizzare plusvalenze importanti (tra i 25 e i 30 milioni) per riequilibrare i conti della società. Plusvalenze che non solo non ci sono state, a parte i 6 milioni per Jankto e qualche spicciolo risparmiato dai trasferimenti degli esuberi, ma la Samp ha pure dovuto riscattare obbligatoriamente tre giocatori per un importo complessivo di 14 milioni di euro.
Di fronte a questo scenario, è lecito domandarsi: e adesso? Come farà la Sampdoria, non tanto sul campo, dove fortunatamente risulta persino rafforzata, ma sul fronte finanziario? Abbiamo girato la domanda a lui (l'intervista integrale del direttore Matteo Cantile è nel video allegato), l'uomo solo al comando, il padre padrone della società: "Ho voluto dimostrare che posso andare avanti lo stesso - ha risposto - e che se stavolta per Damsgaard mi hanno offerto 20 milioni, che non erano pochi soldi ma non abbastanza per il suo valore, me ne offriranno 50 se farà un altro campionato importante nella Samp. Non vendo, non vendo se non sono soddisfatto. E sono qui per continuare a fare. So di non avere un bel rapporto con i tifosi, so di essere costantemente giudicato dai giornalisti, ma l'inaugurazione della cittadella dello sport a Bogliasco è l'ennesima conferma che io voglio accrescere il valore della Sampdoria".
Non ci resta che prendere atto di questa espressione di intenti, confidando anche nel ruolo attivo dell'attuale consiglio di amministrazione della Sampdoria, dove di recente sono state cooptate figure di assoluto rielivo e credibilità come il supermanager sampdoriano Enrico Castanini e l'esperto di gestioni societarie complesse Giuseppe Profiti. A Massimo Ferrero il compito di non tradire le attese e di conseguenza se stesso e le sue promesse, che questa volta pesano di più perché gli oneri ed eventualmente gli onori del nuovo corso ricadranno senza appello quasi integralmente su di lui.
A noi l'obbligo di vigiliare, come abbiamo sempre fatto con massima trasparenza e spirito costruttivo, anche a fronte di sacrifici personali. Alla Sampdoria e a D'Aversa l'augurio di disputare un campionato di elevato profilo e di continuare ad essere un punto di riferimento importante e stimato del calcio italiano, sia come società che come squadra.
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Ferrero: "Ho ripreso in mano la mia Sampdoria. Tutta la verità su Damsgaard e il futuro"
L'accordo con il Comune di Bogliasco ha dato impulso alla cittadella blucerchiata dello sport
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