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Politica

Domò il G8 e costruì la Genova del 2004
3 minuti e 42 secondi di lettura
di Franco Manzitti

GENOVA - Nel giorno in cui Genova elegge il suo sindaco muore nella sua casa dopo una rapida e inesorabile malattia Giuseppe Pericu, 84 anni, primo cittadino di Genova dal 1997 al 2007, grande avvocato e docente di Diritto Amministrativo nella Università di Genova e alla Statale di Milano.

È stato uno dei sindaci più “forti” del Dopoguerra genovese, longevo come Fulvio Cerofolini e e solo un po’ meno di Vittorio Pertusio a palazzo Tursi. Era e amava definirsi “socialista laburista” ed è stato sindaco per il centro sinistra e poi fedele al Pd di cui era un fondatore.

La sua lunga carriera legale e universitaria era culminata prima in un incarico parlamentare nel 1994 per una sola legislatura, poi nel ruolo di sindaco, conquistato nel 1997 al ballottaggio contro Sergio Castellaneta, ex leghista e poi confermato nel 2002 contro Rinaldo Magnani, schierato dal centro destra.

Aveva vinto con il 51 per cento e poi con il 61 per cento le due competizioni.

Di origine sarda, di carattere deciso e estrema chiarezza, Pericu è stato sicuro fino all’ultimo giorno della sua vita proficua uno dei personaggi chiave della recente storia genovese, un sindaco rimpianto molto e una figura centrale per i suoi numerosi impegni.

Fu lui insieme a Bruno Gabrielli, assessore all’Urbanistica, a concludere rapidamente e efficacemente l’operazione del Porto Antico, incominciata nel 1992, sistemando la Darsena. Firmò l’operazione della Fiumara andata in porto non senza polemiche con la riconversione di un’area importante della città.

Durante il drammatico G8 del 2001 la sua figura spiccò nettamente sia nella preparazione del Grande Evento, sia nei giorni durissimi degli scontri, delle violenze e della morte di Carlo Giuliani. Indimenticabile la sua immagine con il megafono in mano, che invita le tute bianche e nere a non invadere la zona rossa  in Piazza Dante e il suo ruolo di denuncia contro le violenze alla caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz -Pertini. Fu un punto di riferimento forte nei giorni nei quali la città era sotto assedio, con i Grandi chiusi a Palazzo Ducale e solo lui, l’istituzione della città, in grado di affronatre a viso aperto e in maniche di camicia i violenti che mettevano a ferro e fuoco la città.

È stato anche il sindaco che ha fatto dell’occasione del 2004, con Genova capitale europea della Cultura, un grande evento che ha arricchito Genova in molti modi.

Il suo ruolo nell’amministrazione della città è sempre stato deciso, chiaro, capace di raccogliere consensi tra tutte le forze politiche, anche tra i suoi avversari.

Era un gran giurista, un avvocato e un professore di grande livello, un maestro per molte generazioni di studenti e di professionisti.

Era soprattutto “Beppe”, un personaggio rispettato molto anche fuori da Genova, con grandi passioni civili e una presa forte in ogni suo impegno e incarico.

Dalla fine del suo mandato nel 2007 aveva continuato a impegnarsi per la città con la sua forza, decisione e chiarezza, ricoprendo diversi incarichi importanti, tra i quali quello di presidente dell’Accademia Ligustica delle arti, di membro del consiglio di amministrazione di Carige, nel tempo della tempesta sulla banca genovese.

Pericu non mollava mai, aveva la passione della politica, che ha seguito fino all’ultimo respoiro con il suo ottimismo, con la sua verve. Contro tutto, perfino contro le malattie gravi che lo avevano colpito anche durante il mandato di sindaco e che aveva superato da grande uomo.

Aveva perso in modo repentino e dolorosissimo sua moglie, compagna della vita e aveva saputo reagire anche a quel dolore con la sua forza. Negli ultimi anni continuava a occuparsi della città, attraverso tanti incarichi e partecipando anche alla associazione culturale “Le Radici e le ali”.

Forse si era un po’ spenta la sua passione per l’avvocatura, ma l’aveva sostituita con quella per la società civile, negli impegni sempre moderni e incisivi, come anche quello nel consiglio di amministrazione dell’IIT. Amava essere sempre informato e discutere con passione gli eventi della politica, non certo solo quella cittadina.

Da qualche mese un male che non perdona lo aveva colpito, ma Pericu continuava a lottare, con il suo mitico sistema nervoso, sicuro di farcela ancora una volta.

Se ne è andato invece in un giorno particolare, quello delle elezioni per il sindaco. Lascia due figli Andrea, avvocato, che porta avanti lo studio di famiglia e Silvia, architetto e i nipotini e un grande vuoto autentico nel cuore della città, che amava con la sua decisione razionale e con le sue convinzioni radicate. Ciao Beppe.

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