ROMA - "La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo" le parole del premier Mario Draghi segnano definitivamente la crisi e mettono fine al suo Governo. Poi però il Presidente Mattarella respinge le dimissioni. Una lunga giornata quella vissuta a Roma tra Palazzo Chigi e il Quirinale.
Una crisi aperta pochi giorni fa dal M5s dell'ex premier Giuseppe Conte. Tutto parte dal decreto aiuti. Alla fine la misura ottiene l'Aula del Senato il via libera confermando la fiducia al governo posta sul decreto. I sì sono stati 172, i no 39, nessun astenuto. Il M5s come annunciato non ha partecipato al voto risultando assente alla prima e alla seconda chiama. In tutto i senatori del M5s sono i 62 senatori.
Nonostante il via libera ottenuto dalla misura il premier poco dopo è salito al Colle per parlare con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Troppo grave la situazione venutasi a creare evidentemente. Durante il vertice la decisione, poi il discorso di Draghi inviato alla stampa. Un commento duro e netto da parte del premier per la situazione che si è venuta a creare. Draghi ha annunciato che mercoledì prossimo parlerà alle Camere per spiegare la decisione presa. Di fatto il Governo però ha ancora i numeri per la maggioranza.
Ma la decisione ormai da Draghi era stata presa e così salito per la seconda volta al Colle per rassegnare definitivamente le dimissioni e porre fine al Governo di unità nazionale che avrebbe dovuto gestire i finanziamenti del Pnrr. Poi il nuovo colpo di scena dell'intensa serata romana con il Presidente Mattarella che ha respinto le dimissioni di Draghi.
IL DISCORSO DI DRAGHI - "Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti.
Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani.
Grazie".
Sul tema è intervenuto anche il presidente di Regione Liguria e leader di Italia al Centro Giovanni Toti: “Borsa in picchiata, spread in salita, famiglie e imprese senza più un paracadute. Basta apprendisti stregoni nella politica. Abbiamo però una grande opportunità: il Premier Draghi vada avanti. Ci sono i voti e senza la zavorra grillina il Governo renderà il doppio. Se qualcun altro deciderà di seguire la strada dei Cinque Stelle sarà giudicato allo stesso modo. E, quando si tornerà a votare, gli italiani dovranno ricordarsi di chi ha dimostrato serietà e responsabilità e chi invece ha inseguito folli e distruttivi interessi di partito”. Lo scrive su Facebook il presidente della Liguria e di Italia al Centro, Giovanni Toti.