ROMA - Una giornata tesissima quella a Roma per il Governo italiano: la mattinata si è aperta con il discorso di Mario Draghi in Senato, dove ha spiegato le motivazioni che hanno condotto il premier a presentare le sue dimissioni al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, respinte poi alle Camere. Il presidente del consiglio si è appellato a tutte le parti in causa, dicendo: "L'unica strada è ricostruire da capo il patto di Governo, un patto sincero e concreto. Dai cittadini e dalle associazioni c'è stata una mobilitazione senza precedenti impossibile da ignorare".
E' seguito un lungo confronto in Senato, durato più di quattro ore, in cui in aula molti dei 41 senatori che si erano iscritti a parlare, hanno rinunciato ad intervenire: hanno parlato un solo rappresentante per M5s, Lega e FI. La replica di Mario Draghi è poi slittata dopo un'ora e mezza di sospensione, un'ora davvero intensissima di continui incontri e contatti.
La posizione della Lega prima e di Forza Italia poi è apparsa fin da subito chiara: non si vuole proseguire con lo stesso governo di unità nazionale che possa comprendere il Movimento 5 Stelle nella maggioranza, poiché "serve stabilità". Per il deputato ligure della Lega Edoardo Rixi "è escluso un Draghi bis. Senza fiducia la crisi è in mano del capo dello Stato", scrive così sui social network, citando 'fonti di governo'.
Governo, Draghi al Senato: le reazioni della politica ligure - LEGGILE QUI
E' basito il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, che proprio qualche settimana fa aveva presentato il cantiere del neo movimento Italia al Centro:
"Conte combina il più epico guaio della storia recente. Ma il centrodestra di governo, geloso, gli ruba la responsabilità di far cadere il Governo Draghi! Ma davvero stiamo assistendo a tutto questo?".
Così alle 17:00 Draghi ha preso nuovamente la parola in aula: "Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto l'operato del Governo con lealtà e partecipazione. Il secondo punto riguarda le osservazioni fatte dall'onorevole Casini e altri senatori riguardo al mio intervento iniziale che mi accusano di aver detto cose che assolutamente non rispecchiano quello che io credo. La democrazia che io rispetto è parlamentare. Dopo il rifiuto di Sergio Mattarella delle mie dimissioni, avevo due possibilità: confermare le mie dimissioni e andare via senza possibilità di voto oppure quello che ho fatto - dopo aver visto il sostegno e la mobilitazione senza precedenti da parte di tutto il paese -, ovvero riproporre un patto di ricoalizione e sottoporlo ad un vostro voto: siete voi che decidete, non è una mia richiesta di pieni poteri e questo è un punto molto importante che tenevo a sottolineare".
Dopo aver ascoltato tutti gli interventi odierni, Draghi ha voluto brevemente rispondere ad alcune critiche che gli sono state mosse. "Il Governo non è intervenuto per la sua natura di Governo di unità nazionale nei temi di origine parlamentare come Ddl Zan o cannabis o altro. Sul salario minimo ho detto quello che dovevo dire, credo che si possa arrivare ad una proposta che non preveda l'imposizione del Governo sul contratto di lavoro. Il reddito di cittadinanza è una cosa buona, ma se non funziona è cattiva. Il problema non è il Superbonus, sono i meccanismi di attuazione ad essere il problema e dobbiamo tirare fuori dai pasticci le imprese che sono ora in difficoltà". Questi i temi toccati dal premier nel corso del suo discorso di replica, prima di concludere nettamente.
"Per questo motivo, decido di chiedere di votare la proposta di fiducia presentata dal senatore Casini"
La presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati ha quindi immediatamente sospeso la seduta per convocare una riunione immediata dei capigruppo. La risoluzione di Pierferdinando Casini è una risoluzione basica, un voto di approvazione al discorso di Mario Draghi in toto che il centrodestra ha interpretato come un discorso di rottura.
L'altra risoluzione era stata presentata dall'onorevole Roberto Calderoli, senatore nelle file della Lega, e prevedeva di dare un segnale di discontinuità nei confronti dell'esperienza precedente di governo, per proseguire senza il Movimento 5 Stelle. A Palazzo Madama si respira quindi un'aria molto tesa, ma le previsioni tendono tutte per una nuova salita al Colle di Mario Draghi per rassegnare le sue dimissioni. Resta da vedere se per davvero i senatori della Lega decideranno di non votare la fiducia o non presentarsi proprio al voto. Anche Forza Italia deve decidere il da farsi, anche se si sente vincolata ai suoi alleati.
E nelle dichiarazioni di voto sulla fiducia al Senato emerge dalle parole di Anna Maria Bernini, senatrice di Forza Italia, la non volontà di votare sulla proposta di Pierferdinando Casini. Anche Lega e Movimento 5 Stelle nei loro discorsi hanno confermato il medesimo intento. Per questo, potrebbero mancare quindi i numeri per la fiducia: astenendosi dal voto, si potrebbe riconvocare una nuova votazione o Mario Draghi potrebbe salire nuovamente al Quirinale, rimettendo nelle mani del Presidente della Repubblica la situazione.
Ha preso l'avvio attorno alle 19:35 la chiama sulla fiducia e Mario Draghi da Palazzo Madama si è trasferito a Palazzo Chigi, in attesa dell'esito delle votazioni. Una giornata che ha segnato diverse spaccature all'interno dei partiti, prima su tutte quella tra Maria Stella Gelmini e Forza Italia, dopo la lite con la collega Licia Ronzulli. Per evitare la ripetizione della chiama, i senatori della Lega e del Movimento 5 Stelle sono rimasti all'interno dell'aula come presenti non votanti, in modo tale da raggiungere il numero legale della votazione, nonostante l'astensione.