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Politica

Il segretario genovese Li Puma: "Alleanza con il M5s? Piuttosto da soli: siamo pronti anche a mettere tutte le forze in campo per arrivare al 25 di settembre con il nostro simbolo, senza coalizioni"
3 minuti e 1 secondo di lettura
di Silvia Isola

GENOVA - Se i partiti più grandi sono già in piena crisi, tra la ricerca di consolidare le coalizioni, liti e scissioni, alleanze ballerine e ambizioni personali da limare, per i partiti 'più piccoli' non è facile presentarsi alle urne anticipate il prossimo 25 settembre. I tempi sono stretti e anche per il Partito Comunista Italiano è partito il tam tam delle alleanze. In occasione della festa del partito, a Ne, abbiamo fatto il punto con il segretario genovese Antonio Li Puma, palermitano trapiantato in città a Genova dal 2012 e iscritto al Pci dal 2016. "Noi come Partito Comunista Italiano siamo ovviamente disponibili a dare vita a coalizioni con altri partiti o movimenti che siano chiaramente di opposizione a quelle politiche liberiste del centrodestra e del cosiddetto centrosinistra, a quelli che hanno governato e appoggiato il governo Draghi e la guerra", spiega la posizione del partito. 

"Per quanto riguarda Rifondazione Comunista, però, sembra che a livello nazionale si stia prospettando una alleanza diversa, aderendo al progetto di Luigi De Magistris. L'unità va bene, ma bisogna rispettare le proprie identità, con la presenza del nostro simbolo"

L'ex sindaco di Napoli, infatti, in campo con Unione Popolare vuole creare un terzo polo rispetto al dualismo Letta-Meloni, Pd da una parte che cerca di inglobare il centro e la destra che si stringe attorno alla leader di Fratelli D'Italia avvantaggiata da questi 4 anni e mezzo di opposizione. E per farlo c'è anche l'ipotesi di una alleanza con Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle, cosa che a Li Puma fa rabbrividire. 

"Noi non potremmo mai stare con il M5s e siamo pronti anche a mettere tutte le forze in campo, a raccogliere le firme e a portare dopo 30 anni da soli il simbolo del Partito Comunista Italiano a questa scadenza elettorale"

Piuttosto soli, che male accompagnati, recita il proverbio. "Non è a quello che guardiamo, da quando il nostro partito è rinato nel 2016 vogliamo dare un punto di riferimento per i comunisti e per una sinistra davvero di opposizione che è quella che è mancata in questi trent'anni. Si è fatto un altro tipo di politica, c'è bisogno dei comunisti veri".

C'è il rischio, però, che sfumi quindi quell'intento di unione che c'era stato a Genova con La Sinistra Insieme, coalizione nata in appoggio alla candidata sindaca Antonella Marras, dato che Rifondazione ha espresso il suo sostegno per De Magistris. Quello che è certo è che, come a Genova, il Pci ha definitivamente chiuso con il Pd: 

"Mai più a coalizioni ampissime col PD o affini perché con quei partiti lì non abbiamo nulla a che spartire, li chiamano 'di sinistra' ma per noi la sinistra manca e lotteremo e faremo di tutto per poter tornare ad avere una rappresentanza"

"Sicuramente sarà un lavoro a lungo termine, ma quello che ci interessa è parlare con la gente, che ha perso la fiducia nei partiti". Il problema per questa legge elettorale, però è che servono molte firme anche solo per potersi presentare: per presentarsi in tutta Italia servirebbero almeno 73.500 firme. Tuttavia, con le elezioni in anticipo di oltre quattro mesi rispetto al normale termine della legislatura, il numero delle firme richieste viene dimezzato. Pertanto ne servono almeno 750 invece che 1500 per ogni collegio plurinominale. In totale, per presentarsi alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, in tutta Italia, partiti e coalizioni dovrebbero raccogliere almeno 36.750 firme per la Camera e 19.500 per il Senato.

Per questo, non sarà facile per il Pci, specialmente se corresse da solo. "Siamo di fronte ad un problema di democrazia, perché per un partito come il nostro o per altre forze extraparlamentari è davvero difficile anche poter partecipare alle elezioni, sembra che i giochi siano già fatti". 

 

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