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Politica

Intervista esclusiva al cardinale Bagnasco che presenta il suo ultimo libro
2 minuti e 6 secondi di lettura
di Mario Paternostro
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“Genova merita da Roma un’attenzione, ma non solo un’attenzione con benevola accondiscendenza. No. Merita un’attenzione intelligente. E’ una città bellissima. La collocazione di Genova è oggettiva, come porta del Nord Europa. Mi auguro che Roma, comunque si vesta, abbia un’ attenzione crescente perché il bene di Genova è il bene dell’Italia. Credo che Genova sia in cammino perché è migliorata sotto ogni punto di vista. E’ in pista. Ha programmi molto impegnativi e necessari se non è disoccupazione dilagante, ma bisogna fare presto”. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco in una intervista esclusiva a Primocanale per presentare suo nuovo libro, edito dalla San Paolo che si intitola ”Pastori dentro”. Sono analisi e riflessioni dell’arcivescovo emerito di Genova alle prolusioni fatte negli ultimi anni della presidenza della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Il Papa ha scritto la prefazione.

Le ultime prese di posizione di Papa Francesco su migranti, povertà e guerra sono molto forti. Più di tanti politici blateranti. Che cosa deve fare la Chiesa?
“Deve fare quello che ha fatto in Duemila anni e quello che ha fatto nella grande crisi del 2008. La vicinanza alla gente diventa più acuta e operativa. La Chiesa deve essere sempre una voce profetica, ma anche una mano profetica. “

Il Papa sembra l’unico che invoca la pace in Ucraina.
“L’Europa si è brutalmente risvegliata. Non bastano le dichiarazioni di cammino comune e poi ognuno fa i propri interessi magari sottotraccia. Bisogna non arrivare a queste situazioni. Un lavoro intenso della diplomazia, ma dietro ci sono i governi che decidono le linee. Il compito è prevedere e quindi prevenire queste situazioni per risolverle prima dello scontro. A mio parere questa guerra poteva essere evitata, ma dieci anni fa e non è stato fatto. Auspico che al più presto sia risolta nel modo migliore e che poi il mondo faccia un serio esame di coscienza”.

Lei eminenza invoca la buona politica intesa come servizio.
“Gli slogan sono sempre superficiali e servono a non pensare. La politica è buona se nasce da una visione antropologica integrale. Cioè sapere chi è la persona umana“.

I cattolici in politica si sono visti poco. Dove sono finiti? Forse ci vorrebbe un nuovo partito cattolico?
Il cardinale sorride.
“In effetti i politici cattolici nascono solo quando c’è una cultura e da decenni ci siamo ritirati dalla cultura. La fede se non diventa cultura è monca, quasi inutile. Ci vuole un modo di pensare la vita e giudicare le cose quotidiane. Torniamo a una cultura cristiana che ispiri posizioni politiche”.