Stefano Bonaccini è ufficialmente candidato alle primarie per diventare il nuovo segretario del Partito Democratico: il presidente della regione Emilia Romagna ha dato l’annuncio durante la riunione di un circolo di partito a Campogalliano, in provincia di Modena.
“Non avrò appoggi dai vertici del partito”, ha detto Bonaccini, che auspica la fine della logica delle correnti all’interno del Partito Democratico. “Non sono il modo corretto per selezionare la classe dirigente – ha sintetizzato il presidente emiliano romagnolo – in questo modo si premia la fedeltà e non il merito”.
Un discorso molto apprezzato dalla platea dem radunata ad ascoltarlo ma non pienamente praticabile: le correnti sono solo il modo con cui un partito ampio come il Pd si organizza al suo interno. Esistono, incidono nelle scelte, delimitano ideologicamente l’elettorato della primarie, quindi anche con esse Bonaccini dovrà confrontarsi.
Con il risultato, probabilmente, di costituire un’ulteriore corrente all’interno del Pd, cioè quella degli amministratori locali: oltre all’attuale presidente dell’Emilia Romagna, infatti, ci sono altri stimati esponenti dem che hanno maturato esperienza con importanti incarichi istituzionali. Dal sindaco di Begamo Giorgio Gori a quello di Firenze Dario Nardella (dato egli stesso come possibile candidato), fino al sindaco di Pesaro Matteo Ricci, il vero ‘agitatore’ di quella che al momento, per stessa ammissione dello stesso Ricci, ancora non è una vera corrente ma una squadra. Quale sia la differenza non è del tutto chiaro.
E la Liguria come si porrà alle primarie del Pd? Intanto cercando di piazzare uno dei suoi uomini nella corsa. Andrea Orlando è certamente l’esponente di maggiore prestigio, leader della corrente Dems e già candidato allo stesso incarico in passato. La sua candidatura non è data per certa ma potrebbe certamente attirare l’attenzione di numerosi esponenti liguri, dal segretario genovese Simone D’Angelo a quello regionale Valentina Ghio che appartengono alle medesima area.
C’è poi un altro ligure in possibile corsa, spezzino come Orlando (e pure lui ‘orlandiano’), l’europarlamentare Brando Benifei: al momento non ha ancora ufficializzato la propria disponibilità a candidarsi ma nelle ultime settimane ha intensificato la propria comunicazione e sembra prossimo al grande passo. Ha una posizione nettamente spostata a sinistra (“Chi la pensa come Renzi dovrà andare via”, ha dichiarato qualche giorno fa) e punta molto sui giovani (“Ma non dite che sono un rottamatore”, aveva precisato a Primocanale).
Nell'ala sinistra del partito prende quota, per ora più come una speranza che come un vero progetto, un possibile ticket di Benifei con Elly Schlein, anche lei espressione della sinistra del partito. La Schlein, in realtà, sembra in predicato di concorrere con una candidatura personale ma la sua posizione non è chiarissima: in primo luogo non è iscritta al Pd, e per il regolamento delle primarie è indispensabile che lo faccia, sebbene ieri abbia comunque ricevuto il via libera anche senza tessera (ma alla base questo piace poco). E’ poi emiliana, esattamente come Bonaccini, e da Roma preferirebbero non rendere così regionalizzata la contesa interna al partito. Tra l’altro è emiliana anche una terza candidata, lei già ufficiale, cioè la piacentina Paola De Micheli, ex ministro alle Infrastrutture, nota a Genova per quella battuta, “Ho dovuto rallentare in autostrada perché altrimenti sarei arrivata troppo presto”, che insieme a “quella dei disagi in autostrada è una narrazione” crearono molto imbarazzo nel partito e tanta rabbia negli elettori.
In ogni caso è improbabile che la sinistra del partito possa schierare tre candidati, Orlando, Benifei e Schlein: la cosa più plausibile è che l'eventuale candidatura di Orlando possa spegnere sul nascere le altre due.
Le primarie si correranno in due fasi: entro il 12 febbraio si discuteranno le piattaforme politico-programmatiche con il voto degli iscritti sulle varie candidature. Il 19 febbraio, invece, il ballottaggio tra i due più votati sarà aperto a tutti.
Nel frattempo le spaccature interne continuano a mietere ‘vittime’: l’ultima è la genovese Elena Putti, responsabile cultura, che ha rassegnato le proprie dimissioni dalla segreteria genovese "dopo lunghe riflessioni".