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Politica

Dopo la tragedia di Ischia, si riapre il dibattito sul rischio idrogeologico. Toti: "Dobbiamo fare quello che un grande architetto come Renzo Piano ha definito 'un rammendo'".
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di Davide Lentini

GENOVA - La tragedia di Ischia, con la frana di Casamicciola che ha provocato almeno 8 morti e ancora diversi dispersi, ripropone il problema del rischio idrogeologico del nostro Paese, delle politiche di prevenzione e di quelle di Protezione civile. Tutti temi ben noti in Liguria, dopo le alluvioni e le mareggiate degli anni scorsi che hanno messo a dura prova un territorio di per sè già molto fragile, ancora oggi.

"Nella nostra piccola regione - spiega il presidente Giovanni Toti - stiamo monitorando, attualmente, ben 10mila frane. Il nostro è un Paese delicato, bisogna lavorare sulla prevenzione e mettere in atto quei provvedimenti che spesso, quando passa l'emergenza, le stesse popolazioni delle aree interessate dalle catastrofi vivono come imposizioni. E invece - aggiunge Toti - dovremmo mettere limiti alle edificazioni, costringere persone a andar via dalle zone a rischio, iniziate a investire per la prevenzione delle emergenze, e mettere in sicurezza anche i piccoli corsi d'acqua, come abbiamo fatto a Genova con il Rio Ferregiano e lo scolmatore del Bisagno". 

In Liguria, dopo le grandi alluvioni del 2011 e del 2014 che hanno interessato soprattutto il capoluogo e le Cinque Terre, l'allora governo Renzi istituì l'unità di missione "Italia Sicura", "che a noi - ricorda Toti - ha permesso di raggiungere grandi risultati, come la messa in sicurezza di tutta la città di Genova. Bisogna andare in questa direzione: mappare le zone a rischio e iniziare a renderle sicure. Dobbiamo fare quello che un grande architetto come Renzo Piano ha definito 'un rammendo'. Non possiamo aspettare di risarcire il danno con gli interventi della Protezione civile".