GENOVA - Manca poco più di una settimana al confronto nei gazebo tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, i due alter ego dell'Emilia Romagna che si stanno contendendo il ruolo di segretario del Partito democratico. Una sfida finale già preannunciata ma che è stata confermata domenica scorsa nei circoli nazionali, con una maggioranza bulgara per Bonaccini e Schlein a discapito degli altri due candidati Cuperlo e De Micheli. I sostenitori dem e gli elettori del centrosinistra sono chiamati al voto domenica prossima, 26 febbraio.
Come accade spesso nella storia del Pd, a non mancare non sono solo le correnti, ma anche gli scontri interni, scoppiati soprattutto dopo le dichiarazioni su Giorgia Meloni. A rivalutare l'operato della leader di Fratelli d'Italia è stato prima il segretario uscente Enrico Letta, che ha definito Giorgia Meloni "capace", aggiungendo "è stata migliore di quanto ci aspettassimo", a cui ha fatto eco Stefano Bonaccini, che ha dichiarato: "Meloni è capace e non è fascista". Parole che sono suonate, per i sostenitori di Elly Schlein, come un vero e proprio endorsement nei confronti della Meloni e che hanno scatenato una reazione a catena.
Un altro scossone che questa volta arriva dall'esterno, come a dire "adesso anche il centrodestra e i suoi leader, come la premier, riescono a far litigare il Pd". Che quanto accaduto nelle scorse ore possa avere una ricaduta sulle Primarie non è dato sapere, lo si scoprirà il 26 febbraio, ma quello che è certo è che gli elettori, per scegliere, preferiscono si parli di programmi e progetti per il futuro. E a chiedere di abbassare i toni ci ha pensato il consigliere regionale, che appoggia Schlein, Armando Sanna, che invoca "la pace interna".
"Quando nei giorni scorsi ci siamo ritrovati alla Sala Chiamata, durante il comizio di Elly, e nei circoli a votare, ho visto e ascoltato tanti giovani e tante persone a cui le guerre e le polemiche interne non interessano minimamente. Anzi, il passato dovrebbe averci insegnato che le guerricciole e i personalismi fanno solo male, ma forse qualcuno ha la memoria corta - attacca il consigliere regionale Armando Sanna -. I problemi da affrontare in Liguria e nel Paese sono urgenti e i nostri elettori hanno bisogno di proposte alternative concrete, solo cosi potremo tornare a vincere e a governare. I nostri avversari sono a destra ed è loro che dobbiamo combattere. Il punto quindi è decidere che partito vogliamo essere, che cosa vogliamo proporre e ritengo che le Primarie aperte servano per questo. Dal 27 febbraio dovremo farlo insieme quindi dico sì al confronto ma basta scontro che fa bene solo ai nostri avversari".
Un Pd che deve ritrovare se stesso, partendo da un'agenda chiara per dire "cosa vuole fare nei prossimi anni". È questo il messaggio che il consigliere Sanna manda ai suoi compagni di partito, con la speranza che la richiesta venga accolta. Quello che c'è in gioco però, in questa ultima fase congressuale, ha un peso specifico che forse nella storia dei dem non aveva mai avuto. Se volessimo fare un parallelismo con il calcio, questa sfida, non solo tra Bonaccini e Schlein, ma anche tra la rinascita o la "fine" del partito, è da dentro o fuori.