GENOVA - Matteo Renzi e Carlo Calenda divorziano, a colpi di insulti, e il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti li osserva da lontano, ma forse non troppo. I leader di Italia Viva e Azione ci hanno provato, almeno all'apparenza, ma la loro incompatibilità caratteriale ha prevalso. Dai loro entourage trapelano parole di sconforto, a significare che, probabilmente, senza i due "protagonisti" i partiti avrebbero trovato una sintesi. Sul programma e le idee politiche la distanza è impercettibile, sull'incompatibilità dell'ex premier e dell'ex ministro invece è siderale.
Cosa accadrà adesso al centro? Al momento nulla di particolare, Italia Viva e Azione proseguiranno vicini ma allo stesso tempo lontani, e come ha spiegato lo stesso Calenda: "Continueremo a fare opposizione sulle singole attività dell'esecutivo Meloni, alcune volte insieme altre separate. Ma il progetto del partito unico è morto ancora prima di nascere" aveva sentenziato.
Nel frattempo il presidente Giovanni Toti, al governo con Noi Moderati, dalla finestra di piazza De Ferrari guarda le mosse di Renzi e Calenda. "Il centro è qualcosa di più grande, largo e anche di più nobile delle liti e dei toni che ho ascoltato in questi giorni - ha commentato Giovanni Toti -. Faccio il mio in bocca al lupo a Matteo e Carlo, sono due soggetti politici che mi ispirano simpatia e guardo le loro avventure da spettatore". E che sia uno spettatore più o meno attento e interessato lo scopriremo nei prossimi mesi, o forse nei prossimi anni, perché la prima tappa politica saranno le Europee 2024 ma lì, lo sappiamo, ognuno corre per sé.
Gli italiani però, al momento, sembrano meno attratti dal centro, ma più dai lati opposti della barricata. O stai a destra o stai a sinistra, per un riformismo centrista non pare esserci spazio, almeno per adesso. Ma si sa, in politica tutto cambia, nulla è per sempre. "Panta rei - tutto scorre", aveva teorizzato Eraclito.