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Politica

Ma lo sappiamo, nel Pd i tempi sono stretti e spesso si bruciano, per questo Schlein ha invitato a mettersi comodi perché è "arrivata per resta, per un bel po' di tempo"
3 minuti e 26 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Continua il confronto serrato all'interno del Partito democratico dopo la sonora sconfitta alle Comunali, non solo in Italia ma anche in Liguria. Le diverse anime del partito analizzano, dal loro punto di vista, i risultati dello scorso weekend, mettendo più o meno al centro il ruolo della segretaria dem. Ma forse, è ancora presto per mettere sotto scacco Elly Schlein, entrata ufficialmente nel Pd a fine febbraio e ancora in corso di ribaltone nel partito. Per le elezioni di maggio infatti, i candidati erano già stati scelti e il suo staff poco ha fatto e poteva fare per cambiare le carte in tavola. Ma lo sappiamo, nel Pd i tempi sono stretti e spesso si bruciano, per questo Schlein ha invitato a mettersi comodi perché è "arrivata per restare, per un bel po' di tempo".

Dal Partito democratico genovese Cristina Lodi, la consigliera combattente di base riformista, punta il dito sulla mancanza di dialogo con la segreteria regionale, poco "presente nel pre e nel post elezioni, che pecca nell'analisi del voto, con errori già ripetuti anche negli scorsi anni". Ma non solo la mancanza di dialogo, anche il sovraccarico di ruoli che rischia di non far fare bene in nessuno di questi. E questo, ha specificato Lodi, "lo penso non solo rispetto alla segreteria regionale ma in generale".

"Il nostro elettorato non sta andando a votare. Perché? Perché manca il partito nonostante la vittoria della nostra segretaria (perché adesso è anche la mia) - spiega la consigliera comunale Cristina Lodi -. Riscontro una debolezza della proposta politica e l'annacquamento delle questioni che riguardano il nostro programma e i nostri punti con proposte e posizioni forti. Per questo non si può pretendere da candidati locali di tirare su un partito in difficoltà".

Arriva poi la stoccata, neanche troppo velata, alla segretaria del Partito democratico Elly Schlein. "Il Pd è salito di alcuni punti ma è salito perché hanno perso i 5 Stelle, che hanno sostenuto esternamente Schlein, trainando la sua vittoria ma perdendo qua e là loro stessi. Quel ribaltone che immaginavamo non è avvenuto e stiamo perdendo un po' di colpi. Mi aspettavo in Liguria, dove Elly Schlein ha vinto, che proprio qui investisse più energie e proposte. Ma d'altronde - aggiunge la consigliera - la Liguria è sempre stata abbandonata dal partito nazionale, questo non è cambiato. Ma adesso bisogna capire qual è il futuro del partito, lei è stata sostenuta da un elettorato che voleva vederci morti (Mov5s e altre anime di sinistra ndr)".

Da Cristina Lodi al capogruppo e segretario provinciale del Pd Simone D'Angelo, la cui analisi è nelle parole molto diversa da quella della sua collega di partito. "Io sono sempre stato lontano da pensare e credere nei salvatori della patria, il risultato è negativo in tutta Italia e in Liguria e questo deve far riflettere, con una necessità e un obiettivo: il partito deve ripartire e dare risposte all'elettorato - commenta a Primocanale il segretario Simone D'Angelo -. Bisogna iniziare dai temi e dai contenuti mettendo al centro l'agenda politica, i nomi di chi dovrà susseguirsi interessano più il mondo giornalistico e meno quello degli elettori. Servono contenuti e messaggi, e poi a seguire i volti con i messaggi che vogliamo dare".

Chiarezza e coerenza, sono questi i temi da cui bisogna partire, secondo il capogruppo Pd a Genova D'Angelo, "per capire chi vogliamo essere e chi vogliamo rappresentare". Se da una parte c'è un problema di crisi e di equilibrio nel partito, dall'altra c'è da confrontarsi con un dato di fatto, oggettivo, la crescita e la conferma di un momento propizio per il centrodestra. "In questi mesi in Liguria abbiamo lavorato per costruire una discontinuità e per avvicinarsi alle fasce più deboli, ma se loro non ci vedono significa che la mancanza è più profonda e ancor più profondo è che non riusciamo a candidare persone e volti coerenti con questa agenda rinnovata" analizza amaramente D'Angelo. 

Il Partito democratico è chiamato a un'analisi profonda di sé, con la consapevolezza che nonostante le diversità interne di pensiero, per ritornare a vincere dovrà a ogni costo dialogare serratamente. O sarà, forse, destinato a dividersi, e poi chissà, magari a ritrovarsi in futuro, per nuove possibili alleanze.

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