GENOVA - Se il vento di burrasca sembra aver lasciato la Liguria, così non è per quello che riguarda l'Ugl, che in questi giorni sta attraversando una vera e propria buriana. Dopo l'avvicinamento sempre più evidente a Casapound, alcuni iscritti e dirigenti del sindacato hanno deciso di rassegnare le proprie dimissioni. È il caso di Elisabetta Palermo, responsabile Comunicazione e Relazioni esterne Ugl Liguria, che dopo un'attenta valutazione non ha trovato altra strada se non quella di abbandonare un sindacato che rischia una "vera deriva democratica".
"In merito a quanto emerso nei giorni scorsi su alcuni quotidiani, circa l’infiltrazione di elementi esterni all’interno di Ugl, sono rimasta in pulsante attesa, o ancor più in trepidante speranza di un'inversione dell’intervento del nostro segretario generale Ugl Paolo Capone. A oggi nulla di quanto sperato è apparso sulla stampa o quantomeno giunto agli organi periferici, per cui mi trovo costretta a inoltrare le mie immediate dimissioni oltreché a ritirare la mia candidatura alla segreteria Utl Genova che talune federazioni avevano proposto onorando e riconoscendo di fatto il mio lavoro e la mia persona" si legge nella nota inoltrata da Palermo.
Secondo la oramai ex responsabile della comunicazione esiste un rischio concreto di portare il sindacato a una deriva non democratica e istituzionale con la quale "non posso e non voglio confrontarmi". L'accusa che arriva dentro lo stesso sindacato è che Casapound si stia prendendo l'Ugl, tutto nell'apparente silenzio, e per molti consenso, da parte degli stessi vertici.
"In questi anni ho lavorato duramente per far crescere questo sindacato nell'interesse dei lavoratori e al fianco delle istituzioni, riuscendo a ottenere risultati e affidabilità sino a oggi impensabili; non solo, ci siamo accreditati attraverso i tavoli istituzionali e il presidente della Regione per essere tra i protagonisti della scena sindacale; tutti hanno finalmente affermato la posizione del nostro sindacato dando forza alla memoria storica dell'Ugl - prosegue nella nota Elisabetta Palermo.
Molti dirigenti e iscritti del sindacato si aspettavano un'inversione di marcia da parte del segretario regionale Paolo Capone atto a "rimettere sui binari" adeguati atteggiamenti da parte dei vertici. "Prima di rispondere alla sua figura deve rispondere a TUTTI i lavoratori che iscrivendosi da noi erano certi di riconoscersi all’interno delle istituzioni e non come tramite di organismi esterni - si legge ancora nella nota di Elisabetta Palermo -. Questo non è, infatti, solo il mio pensiero ma è quello che guida tutti coloro che hanno deciso di metterci la faccia durante questa stagione congressuale e che rimanendo così i fatti per quanto concerne la mia figura sono stati destinati a concludersi".
"Aderire alla Lega, a Fratelli d’Italia, al Pd o a qualsivoglia altro partito politico è democraticamente sancito dalle istituzioni ma realtà esterne e non riconosciute non possono essere liberamente pubblicizzate su canali sindacali o locali, specie da chi dovrebbe garantire l'imparzialità - conclude con amarezza Elisabetta Palermo -. Fare sindacato significa prima di tutto aderire ai suoi valori democratici e questa circostanza risulta purtroppo sine qua non dalla maggioranza degli iscritti Ugl". Insomma, è partita la conta dei fuoriusciti e dei restanti, sulla scia di un nuovo assetto che potrebbe essere nel segno di Casapound.