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Politica

8 minuti e 1 secondo di lettura
di Stefano Rissetto

Il Grande Gioco è cominciato. Alle 15 precise nell'aula di Montecitorio il presidente della Camera Roberto Fico ha aperto la procedura di elezione del 13° presidente della Repubblica Italiana, che vedrà al voto 1.009 Grandi Elettori. Secondo quanto prescritto dagli articoli 84 e 85 della Costituzione, dal primo al terzo scrutinio è richiesta la maggioranza qualificata dei due terzi dei votanti ovvero 672 voti e, data la composizione mai come oggi parcellizzata del collegio elettorale (centrodestra sui 450 voti, centrosinistra sui 420, gruppo misto a 120), i giochi cominceranno giovedì, al quarto scrutinio, quando il quorum si abbasserà alla maggioranza assoluta, ovvero 505 voti. Lo scrutinio odierno, come i prossimi due, è destinato pertanto a risolversi in un nulla di fatto.

Risultano assenti i senatori a vita Giorgio Napolitano e Carlo Rubbia. Nel ristretto gruppo dei vitalizi ha invece regolarmente votato il genovese Renzo Piano. Il primo a votare, in sedia a rotelle, è stato Umberto Bossi.

Proprio la Lega, curiosamente il partito più "antico" tra quelli oggi presenti in aula, vota scheda bianca: è l’indicazione emersa durante la riunione con Matteo Salvini in corso alla Camera. “Confermeremo di essere seri e responsabili” ha detto il leader del partito.

Tra i registi annunciati dell'elezione, in virtù del peso specifico del suo pacchetto di voti, il cofondatore di Coraggio Italia e presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, presente tra i Grandi Elettori su designazione del consiglio regionale di Liguria insieme con Gianmarco Medusei e Sergio Rossetti. "Coraggio Italia - preannuncia Toti - voterà scheda bianca come una scelta ragionevole di dialogo, visto che nessuno tra le due coalizioni ha i numeri per eleggere da sole un proprio candidato al Colle. Trovo giusto che in questa fase non si radicalizzino le posizioni. Ora ci auguriamo che le prossime ore siano proficue per trovare una soluzione".

"Il nome del centrodestra - aggiunge Toti - arriverà. Non abbiamo ancora nessuna proposta, ma parliamo, e oggi votiamo oggi scheda bianca, in segno che non c'è una contrapposizione netta ma uno spirito di dialogo tra i partiti. Il prossimo presidente della Repubblica uscirà sicuramente da un accordo perché nessuno ha i numeri per eleggerselo da solo, cosa che sarebbe legittima ma impossibile in questo Parlamento".

Sandro Biasotti, ex presidente della Regione Liguria e senatore di Coraggio Italia, ha votato scheda bianca. "Oggi non si decide niente. Un pronostico a lungo termine? Draghi è persona degnissima, ma è troppo importante che governi e il capo dello Stato non ha i poteri che ha il presidente del Consiglio, quindi non si può pensare a una riforma costituzionale di fatto e in corso d'opera e imperniata su una persona".
"Io credo - prosegue Biasotti - che come noi a suo tempo abbiamo votato Napolitano, ora la sinistra dia un senso non unilaterale alla parola "condivisione": ci sono nomi di area centrodestra più che degni, penso a Martino, Frattini, Letta, Pera, Casellati. Si può convergere su uno di questi nomi che non corrispondono certo a figure di parte. Draghi è bene resti a Palazzo Chigi perché nessun altro può governare questa maggioranza che si regge sul suo nome".

Ha votato anche Roberto Bagnasco, ex sindaco di Rapallo e deputato di Forza Italia: "Per ora scheda bianca, ma c'è fiducia, ho visto ottimismo in alcuni dirigenti della Lega dopo il colloquio odierno tra Letta e Salvini, con il segretario PD molto meno intransigente sull'ipotesi di un nome di area centrodestra. Il punto è che nessuno vuole la fine anticipata della legislatura".
"Se viene meno il veto assoluto della sinistra a un nome estraneo alla sua area, si può chiudere rapidamente e secondo me - aggiunge - il nome perfetto è quello della Casellati, presidente del Senato e donna. Molto dipenderà dalla capacità dei gruppi dirigenti M5S di garantire la compattezza dei loro parlamentari".

Il deputato di Forza Italia Roberto Cassinelli afferma: "Complimenti all'organizzazione della Camera, per adesso la procedura è stata gestita molto bene, ottima macchina organizzativa che consente a tutti di poter votare. Il primo scrutinio non darà nessun risultato, non mi aspetto nemmeno il nome di Draghi".

"È giusto che sia stata data la possibilità a tutti gli elettori, anche in quarantena o malati, di votare" dichiara la deputata di Coraggio Italia Manuela Gagliardi. "Giusto anche votare scheda bianca, bisogna prendere tempo per lavorare ad un nome condiviso. Nessuno dei due schieramenti ha i numeri per scegliere un nome ed imporlo all'altra parte ma comunque non sarebbe corretto per il clima di dialogo che è necessario instaurare per il bene del Paese".

Raffaella Paita, parlamentare di Italia Viva e presidente della Commissione Trasporti della Camera, fa una premessa di ordine logistico ("Organizzazione molto complessa, hanno votato prima i senatori e poi i deputati scaglionati per sicurezza"), quindi conferma: "Oggi Italia Viva vota scheda bianca perché c'è insicurezza e non si vogliono bruciare nomi. C'è bisogno di un approccio serio. Italia Viva sta cercando di capire quale candidato possa unire le coalizioni, non deve esserci scontro. Ipotesi Draghi? La rispettiamo ma bisogna capire se ci sarà continuità nella legislatura con Pnrr ed emergenza Covid. Sarebbe necessario trovare la quadratura del cerchio".

Tra i liguri vota anche Francesco Bruzzone, senatore della Lega: "Vedo necessità di un tavolo politico per venirne fuori nel consenso generale del paese. Sono convinto non ci siano soluzioni particolari per questa e le prossime due votazioni. Serve un Presidente di alto livello in relazione alle esigenze del Paese. Immagino poi che molti cittadini si stiano chiedendo perché non possano votare direttamente il Presidente: serve una riflessione politica su questo tema".

"Si sta svolgendo tutto alla perfezione - dice Gianmarco Medusei, presidente del consiglio regionale della Liguria e grande elettore regionale - e nei tempi giusti. Oggi come Lega votiamo scheda bianca e sta al centrodestra proporre nomi di alto profilo, tenendo presente che il prescelto dovrà essere un Presidente di tutti in un momento così difficile per il paese".

Matteo Mantero, senatore di Potere al Popolo, parla di un nome emerso dai dialoghi di oggi: "Tra i parlamentari del gruppo misto circola il nome di Paolo Maddalena, ex vicepresidente della Corte Costituzionale, una persona di alto profilo. Ma finché non si esprimeranno le forze di maggioranza non ci sono indicazioni forti".

"Noi abbiamo votato scheda bianca in attesa di trovare una convergenza, un nome che possa rappresentare in modo largo i cittadini" afferma Vito Vattuone, senatore del Partito Democratico. "Berlusconi? Come PD non lo avremmo votato - aggiunge - serve un nome che unisce, super partes".

"Sensazione di attesa, siamo alla ricerca di un nome condiviso" dichiara Stefania Pucciarelli, senatrice della Lega. "Vogliamo andare avanti su questa strada. C'è senso di responsabilità ma anche bella esperienza, importante che la Liguria sia così tanto rappresentata. Berlusconi? Gli ultimi presidenti sono stati di una precisa parte politica, anche il suo poteva essere un nome spendibile ma ha fatto le sue valutazioni, continueremo a cercare".

Il presidente uscente Sergio Mattarella dà grande evidenza, secondo alcuni osservatori maliziosi perfino troppa, alla sua indisponibilità alla rielezione: ieri il suo portavoce ha pubblicato l'immagine degli scatoloni in ufficio, oggi gira sui social la foto del trasloco in corso nel suo appartamento di via della Libertà a Palermo, nello stesso palazzo prossimo a piazza Politeama dove viveva anche il fratello Piersanti. Solo una mozione collettiva e ampia potrebbe far recedere Mattarella dal suo proposito. L'altro... trasloco di cui si vocifera fa riferimento al candidato forte della vigilia, il presidente del Consiglio Mario Draghi che lascerebbe Palazzo Chigi per salire al Quirinale, evento inedito nella storia della Repubblica. A nuocere a tale prospettiva non solo la paura dei "peones" di una successiva crisi con conseguenti elezioni anticipate, ma l'idea fin troppo propalata di una svolta verso il presidenzialismo di fatto imperniata sulla figura di Draghi, che dal Colle guiderebbe anche il governo piazzando alla presidenza del Consiglio un suo avatar, come il ministro del Tesoro Daniele Franco o il Guardasigilli Marta Cartabia. Da un trasloco all'altro, non è escluso - ma ci si potrebbe arrivare solo dopo la consunzione di altre e molte candidature - che si ripeta lo schema di sette anni fa, quando il segretario PD e presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva rotto il "patto del Nazareno" con Berlusconi, accantonando la candidatura comune del professor Giuliano Amato a vantaggio di quella unilaterale di Mattarella, che dal 2011 era giudice costituzionale, eletto dal Parlamento con un solo voto in più rispetto al quorum. Così l'attuale capo dello Stato lasciò con quattro anni di anticipo la Corte Costituzionale, dove dal 2013 aveva come collega proprio Amato, nominato dal capo dello Stato e che nel 2020 è diventato vicepresidente e che giovedì prossimo, secondo le previsioni, dovrebbe essere eletto presidente della Consulta. Sarebbe curioso che il Parlamento in seduta comune anticipasse il verdetto della Corte Costituzionale, chiamando per la seconda volta consecutiva un giudice della Consulta alla massima magistratura dello Stato.

In margine alle operazioni di voto, curioso il contrattempo che ha bersagliato il senatore ligure Mattia Crucioli, che il presidente Fico aveva chiamato al voto nominandolo "Crùcioli", con l'accento sula "u": e dire che erano stati compagni di partito nel M5S. E' toccato alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati richiamare Fico alla corretta pronuncia del cognome di Crucioli.

Non sono mancati i fuori programma. Ad annunciarne uno, la parlamentare del gruppo misto Sara Cunial: "Mi è stato negato l'accesso alla Camera. Sicuramente quereleremo chi ci ha detto di no e il presidente della Camera, Roberto Fico. Siamo in presenza di un abuso e di una dittatura". La parlamentare del gruppo Misto della Camera è stata bloccata dagli assistenti parlamentari all'ingresso di Montecitorio perche' priva di Green pass. "Questa e' una norma contro la sottoscritta - ha aggiunto - abbiamo chiamato i Carabinieri e siamo pronti ad invalidare l'elezione del Presidente della Repubblica".

(in aggiornamento)