La rosa dei candidati del centrodestra per il Quirinale è composta da Marcello Pera, Letizia Moratti (milanese di origini familiari genovesi) e Carlo Nordio. Per quanto riguarda Maria Elisabetta Alberti Casellati, il portavoce della coalizione Matteo Salvini - affiancato da Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi - ha motivato l'esclusione con la carica istituzionale ricoperta dalla presidente del Senato.
Dal fronte opposto arrivano segnali di disponibilità al dialogo: "Dal centrodestra - dice Enrico Letta - nomi di qualità, valuteremo senza pregiudizi". Al segretario PD fa eco Giuseppe Conte: "Ci riserviamo una valutazione". "Abbiamo intenzione - aggiunge Letta - di muoverci di comune accordo con gli alleati. Nessuno di noi ha intenzione di muoversi per conto proprio. "È affidabile Giuseppe Conte? C'è un accordo tra lui e Salvini su Frattini? Mi fido senza nessun dubbio, non c'è nessuno accordo".
"Offriamo una terna alla discussione - spiega Salvini - sperando che non ci siano 'no' preventivi. E' diritto del centrodestra di proporre dei nomi. Non c'è una parte d'Italia che ha meno dignità di avanzare proposte di alto profilo".
"A questo tavolo - ha precisato il leader leghista - c'è una personalità come Antonio Tajani che non ha i titoli, ma di più, per ambire a questa carica, lo ringraziamo per la sua generosità: non presentiamo in questi 3 nomi dirigenti di partito anche se ovviamente, e lo dico io, c'è qualcuno a questo tavolo che non avrebbe un titolo ma tantissimi per ambire a questa carica e che forse in Italia non ha eguali". Tajani ha ricambiato le parole: “Il centrodestra ha a disposizione della Repubblica molte figure, che non hanno la tessera ma hanno anche la tessera, che sono al servizio dello Stato e delle istituzioni, e credo che sia giusto rivendicare questa capacità, questa ricchezza, questa serie di risorse per l’Italia. Noi vogliamo dialogare, vogliamo confrontarci con tutti in un Parlamento sovrano e trovare la soluzione migliore”.
Giorgia Meloni puntualizza: "Rivendico rispetto per la nostra area culturale, negli ultimi 30 anni in un Paese che a maggioranza è di centrodestra sono stati candidati ed eletti solo esponenti di centrosinistra o sinistra. In una democrazia dell'alternanza è normale che il centrodestra abbia il diritto di proporre e di veder eletto un suo nome. Oggi il centrodestra cerca di fare un passo avanti e impedire alla politica di dare una brutta immagine. Le nostre sono proposte concrete, non sono nomi di bandiera né tattica. Il centrodestra ha diritto di proporre una rosa e chiedere agli altri di esprimersi su queste, che e' quello che gli altri farebbero con noi e che hanno provato a fare con una proposta anche senza avere questi numeri".
Dietro il galateo, emerge la pugnace presa di posizione di Ignazio La Russa: "Se non arriva dalla sinistra - dice lo storico esponente di FdI - una risposta di apertura, vuol dire che è inutile che facciamo nomi. Allora ce la vediamo con altri metodi. Non con altri nomi. C'è un metodo per trovare un nome con 600 voti, e c'è un metodo per trovare 506 voti".