GENOVA - Il centrodestra alla prova del nove, quella dell'unità e della tenuta della coalizione. Ma la storia, ha sempre parlato chiaro in questo schieramento: si litiga, ci si accusa, si minaccia di separarsi ma alla fine si tiene la barra dritta e si sta insieme. Come dire, l'opposto di quello che succede dall'altra parte della barricata, nel centrosinistra.
Le fibrillazioni nel centrodestra? Sono fisiologiche alla vigilia delle elezioni europee che sono storicamente elezioni proporzionali e quindi dove ogni partito cerca di valorizzare ovviamente il proprio marchio e la propria posizione, specie all'inizio di una legislatura in cui poi questo incide anche sugli equilibri del Governo. Così il presidente della Liguria Giovanni Toti analizza le frizioni.
Il fondatore del movimento arancione torna a commentare il dibattito in corso che riguarda il terzo mandato dei presidenti. "Noi non siamo interessati come non è interessato in questo momento il Veneto di Zaia che sta celebrando il suo terzo mandato, e come non lo fu la Lombardia di Formigoni che celebrò il terzo mandato - spiega Toti -, quindi per giurisprudenza uniforme, per dottrina e anche per prassi visto che è già avvenuto. La nostra situazione prevede solo un accordo politico, non un mutamento legislativo, visto che la Regione Liguria non ha recepito il vincolo di secondo mandato nel suo statuto, nella sua legge elettorale e lo ha fatto nella scorsa legislatura e quindi, non essendo le leggi retroattive per costituzionalità, vale evidentemente da questo".
Politicamente, ci tiene a sottolineare Toti, la Lega e Fratelli d'Italia si sono già espresse, mentre Forza Italia, "in un partito diciamo più multicentrico dal punto di vista delle posizioni dei singoli esponenti, si è comunque espressa a favore". In questa circostanza, a differenza di altre, il governatore non ha dato per scontata la sua candidatura per un potenziale terzo mandato: "Occorrerà verificare la mia volontà di proseguire in questo senso, se sarà così si seguirà questa geometria". Una geometria che in questi otto anni ha portato consenso a Giovanni Toti e alla sua coalizione.
"Siamo partiti con grande anticipo, qui in Liguria si voterà al più presto tra un anno e nove mesi nella nostra Regione forse anche un filo dopo, fare francamente un dibattito lungo un anno e nove mesi assomiglia più al cineforum di Fantozzi che non alla politica - ha proseguito Toti -. Credo che oggi ci dobbiamo concentrare sui dati di fatto e sulle tante cose che ancora dobbiamo fare in questa Regione. Dopodiché il dato generale è che credo che i partiti non debbano fare, specie quelli della mia coalizione che mi interessano di più, del voto nazionale politico europeo una cartina di tornasole dei territori".
L'esempio, che più si calza considerando che si tornerà a votare a Sanremo quest'anno, è proprio quello della città dei fiori, dove nel 2019 a livello europeo vinse il centrodestra, mentre perse altrettanto abbondantemente le amministrative, tra cui la stessa Sanremo. "Per stare ai nostri principali sindaci, l'anima civica di Bucci vale il 30% di una coalizione che vale il 56%. Ricordo a tutti che il primo gruppo è la lista Toti, che vale quasi il 50% della coalizione che governa questo territorio, con nove consiglieri, otto consiglieri, nove eletti al netto dei salti in giro di qualcuno (il riferimento è alla oramai fuoruscita dell'ex capogruppo di Cambiamo Angelo Vaccarezza ndr), ma quello che voglio dire è che valgono circa il 50% dei 19/20 venti consiglieri con cui governiamo questa Regione - chiosa il presidente Toti -. Quindi non sempre, anzi quasi mai, i voti nazionali poi corrispondono ai voti locali per la personalità del governatore e del singolo sindaco che esprimono il territorio e le sue esigenze".
Insomma, secondo il presidente Toti ogni Regione deve fare il suo dibattito all'interno, senza far troppo riferimento a Roma e ai giochi romani.