È un Giorgio Gori pronto a volare a Strasburgo, quello che si prepara per la volata delle Europee dell'8 e 9 giugno. Il partito è sempre lo stesso. Il Partito democratico, anche se quello più centrista e poco Schleiniano. Ma Giorgio Gori si dice pronto a fare questa esperienza, a pochi mesi dalla fine del suo mandato da sindaco di Bergamo. "Finisco di fare il primo cittadino, è stata un'esperienza intensa e feconda, ma adesso penso che la dimensione europea sia determinante e il nostro Paese ha bisogno di solidarietà, dobbiamo essere i primi a sentire questo bisogno". Le liste non ci sono ancora, quindi al momento Gori è candidato in pectore.
Qual è il suo rapporto con la Liguria e il nostro territorio?
Io sono qui per capire meglio e per "leggere" questo territorio che frequento come tutti per qualche fine settimana e per degli amici che vive a Genova ma che ha bisogno di essere ricucito con il resto del Nord d'Italia. E questo collegio che mette insieme Lombardia, Piemonte e Liguria in prospettiva, secondo me, restituisce un valore all'idea del triangolo industriale (Torino-Milano-Genova) che si è un po' spostato verso Est. Interessante andare a Torino, ma anche come la Liguria aspetta il compimento di opere fondamentali. Un tema principale è proprio quello che riguarda la fatica di relazionarsi con gli altri territori, per questo diventa strategico il futuro delle infrastrutture.
Giorgio Gori, lei sa che qui in Liguria c'è qualcuno che ha fatto un percorso simile al suo (Giovanni Toti ndr), scegliendo però la parte opposta politicamente...
Conosco bene Giovanni (Toti ndr), per diverso tempo siamo stati colleghi a Mediaset. Io per dieci anni ho fatto il direttore, ero molto giovane, a 31 anni sono diventato direttore di Canale Cinque. Me ne sono andato nel 2001, ho fatto per dieci anni l'imprenditore, fondando Magnolia, e nel 2011 ho pensato che era arrivato il momento di provare a fare qualcosa di diverso. Ho sempre avuto la passione per la politica, sono stato un elettore del Partito Socialista ed è stata una passione che mi è sempre rimasta. Diventare sindaco della mia città è stato il modo più concreto di dare esito alla passione che avevo. Non mi sono pentito di occuparmi della cosa pubblica lasciando il mondo dell'imprenditoria. Adesso è tempo di guardare oltre, lavorare per il Paese a Bruxelles credo che possa dare un maggiore vantaggio all'Italia.
Quale sarà il suo ruolo per rappresentare anche la Liguria, che lo sappiamo ha sempre avuto pochi rappresentanti?
Certo, ha assolutamente ragione. Voi avete avuto un rappresentante del Pd nella persona di Brando Benifei, che è stato anche capodelegazione. Io penso di poter aggiungere qualcosa in termini di attenzione e di concretezza per il nostro Paese, e questo grazie anche al lavoro svolto come amministratore locale. Noi sindaci abbiamo la capacità di mettere a terra le cose. L'Unione Europea ha bisogno di slancio politico, non può bastare solo l'unione monetaria ed economica, ma c'è bisogno anche di liberarsi dai tanti limiti burocratici. Lavoriamo per un'Europa che sia anche più semplice.