GENOVA - È un Matteo Renzi dalle grandi occasioni quello che si è presentato a Genova, a una settimana esatta dall'appuntamento con l'election day dell'8 e 9 giugno, quando si voterà per le Europee e per le Amministrative. L'ex presidente del consiglio è passato da Rapallo al capoluogo ligure, da un incontro istituzionale come quello con i giovani industriali, a uno più informale, con i suoi supporter. Nel cuore di Genova non si risparmia, il Matteo nazionale, dal futuro dell'Europa che passa da Mario Draghi, alle stilettate ai suoi competitor politici, passando per l'inchiesta giudiziaria che si abbattuta sulla Liguria. È nel segno del garantismo che Renzi commenta la decisione di non dimettersi da parte del presidente Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio scorso con l'accusa di corruzione e voto di scambio.
"Noi siamo sempre stati contro Giovanni Toti ma dal punto di vista politico, non abbiamo mai utilizzato le inchieste e le indagini per attaccare gli avversari e questo nostro garantismo lo possiamo rivendicare perché Toti con noi e Raffaella Paita non ha fatto la stessa cosa - attacca il leader di Italia Viva Matteo Renzi -. Toti è diventato presidente di Regione Liguria nel 2015, grazie alle indagini giudiziarie contro Paita e grazie al sostegno rosso arrivato da Cofferati. Toti decida cosa vuole fare da grande, noi politicamente siamo da un'altra parte, ma non saremo mai tra quelli che aggrediscono un avversario perché è in difficoltà giudiziaria, noi ci confrontiamo sulla politica". La palla quindi, passa all'ex forzista, che al momento è sospeso in attesa della prossima mossa della Procura, mentre da Roma Giorgia Meloni prende tempo, almeno fino al 10 giugno. E allora, di fronte all'ipotesi di voto anticipato, Matteo Renzi dà un colpo al cerchio e uno alla botte: ci vogliono le forze di centro, ma senza la deriva a sinistra. Insomma, un centrosinistra riformista, per quanto possibile.
"Io penso che senza il centro non si vinca, a Genova come abbiamo visto sostenendo Bucci, in Liguria e in Italia ma anche in Europa con gli Stati Uniti d'Europa - prosegue Renzi -. Penso che si debba trovare un filo conduttore sulle cose da fare". A cosa si riferisce il capolista della lista Stati Uniti d'Europa? A due punti, imprescindibili. "Il primo: noi sulle infrastrutture vogliamo andare avanti, i 5Stelle volevano bloccare con l'esercito la Gronda. Noi abbiamo sempre fatto una grande battaglia e Paita in primis come presidente delle Infrastrutture alla Camera perché le opere si sbloccassero; la seconda è che io penso che in questa regione ci sia bisogno di un chiarimento politico con il rapporto con il Movimento, sono nati qua, i 5s sono ancora quelli di Grillo, del vaffa day con l'esercito che blocca la Gronda o sono cambiati?".
Una domanda a cui si risponde da solo Matteo Renzi. "Per come vediamo oggi è il Pd che assomiglia ai 5s, è il Pd che fa un referendum sul job act, che vuole sciogliere la Nato (si riferisce alla proposta di Marco Tarquinio, ex direttore dell'Avvenire e candidato alle Europee con i dem ndr) e proporre nuove tasse. Per questo dico, scherzando, che se si vuole candidare il mio amico Orlando (in Liguria), si rischia di far vincere Toti anche ai domiciliari". E allora qual è la strada da perseguire, chiediamo a Matteo Renzi? "Troviamo una soluzione diversa al grillismo, questo il nostro messaggio, e nel frattempo mandiamo avanti le opere su Genova". Insomma, non una chiusura netta, né tantomeno un'apertura, ma una valutazione ancora prematura di quel possibile campo largo, larghissimo, che in molti, per "tornare a toccare palla", come detto oggi dal sindaco di Milano Beppe Sala, auspicano.