GENOVA - La richiesta del presidente (sospeso) Giovanni Toti, di voler incontrare otto esponenti politici, ha scatenato la reazione dell’opposizione nel primo appuntamento utile, quello del consiglio regionale. L’ex forzista, agli arresti domiciliari dal 7 maggio scorso, vuole confrontarsi con alcuni assessori della sua giunta per affrontare il tema legato al bilancio, che dovrà essere discusso entro luglio.
La sua presa di posizione ha fatto infuriare la minoranza che ha chiesto di interrompere i lavori dell’aula per una Upi - capigruppo, per discutere come affrontare la richiesta di Toti. A proporre la sospensione dell’aula è stato il Partito Democratico, la sua iniziativa è stata sostenuta dagli altri gruppi consiliari di minoranza, ma rigettata dalla maggioranza.
”Siamo al 41esimo giorno con il presidente Giovanni Toti agli arresti domiciliari, in una situazione surreale veramente e voi non ci concedete neanche una Upi per confrontarci sul bilancio e sulla richiesta di incontro di Toti” commenta dai banchi dell’opposizione il capogruppo dem. La sua richiesta di sospensione dei lavori dell’aula è stata accolta anche dai capigruppo del Mov5s e di Linea Condivisa Fabio Tosi e Gianni Pastorino. Richiesta che, come dicevamo, è stata rimandata al mittente.
“Nessuno disconosce la legittimazione popolare. Proprio per questo noi ribadiamo che questa legittimazione dovrebbe essere rimisurata con nuove elezioni, soprattutto alla luce dei comportamenti del presidente Toti - ha dichiarato il capogruppo in consiglio regionale di Linea Condivisa Gianni Pastorino -. Ad oggi le decisioni della maggioranza hanno ottenuto un unico risultato: far diventare marcescente l’inchiesta tutta. Un pastrocchio tra interesse di Toti a restare in sella e interesse dei consiglieri regionali di maggioranza a mantenere la poltrona che danneggia gli interessi dell’intera regione, oltre che apparire come un’intollerabile barzelletta e un inganno della volontà degli elettori e delle elettrici liguri, che avrebbero il diritto e il dovere di essere chiamati in causa”.