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Politica

Tutti i consiglieri di Pd, Mov5s, Linea Condivisa, Avs e Azione hanno indetto un incontro che precede il consiglio regionale di domani, ma soprattutto per imbastire un primo tavolo di confronto in vista della formazione di una coalizione allargata
3 minuti e 6 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

L'onda della vittoria del Fronte Popolare in Francia, con un vero e proprio ribaltone della sinistra sulla destra (al primo turno il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella era il primo partito, oggi è il terzo ndr) è arrivata in Italia, dopo il successo dei laburisti in Gran Bretagna di settimana scorsa. Ma non solo, ha lambito anche la costa ligure. Hanno esultato nella serata di domenica 7 luglio tutti i leader del fronte progressista, dal Partito Democratico al Movimento Cinque Stelle passando per Verdi e Sinistra. "Uniti si vince" è stato il messaggio più o meno svelato dei segretari nazionali. Molto più tiepidi, anche se soddisfatti dello stop subìto da Le Pen, sono stati i centristi Matteo Renzi e Carlo Calenda, vicini alla politica del presidente della Repubblica Emmanuel Macron, che con il suo partito si è piazzato al secondo posto, dopo la Sinistra.

Se in Francia i partiti di centrosinistra e di sinistra si sono uniti per fermare l'avanzata dell'estrema destra, in Italia l'obiettivo da qui ai prossimi anni è quello di creare un fronte comune, quel campo più o meno largo, per contrastare il centrodestra oggi al governo. Lo scenario nazionale e internazionale tiene banco, come è normale che sia, ma in Liguria a prendere la scena è la situazione che riguarda da una parte l'inchiesta giudiziaria che si è abbattuta sulla Regione dal 7 maggio scorso, dall'altra la conseguente ipotesi di elezioni anticipate. Le opposizioni chiedono le dimissioni del presidente (sospeso) Giovanni Toti, agli arresti domiciliari con l'accusa di presunta corruzione, ma nel frattempo provano la carta di una possibile coalizione, in vista delle Regionali. La scadenza naturale della giunta è fissata per il settembre 2025 ma la possibilità di andare a voto anticipato continua a non essere solo un'ipotesi.

E allora le forze di centrosinistra, progressiste, tentano la carta delle alleanze, fortemente voluto soprattutto dal Partito Democratico, con la sua segretaria Elly Schlein che spinge per "unire tutti i partiti contro la destra", a Roma come in Liguria. Proprio in via Fieschi i gruppi consiliari si sono dati appuntamento per preparare il dibattito di domani, durante il consiglio regionale straordinario, da loro richiesto, per discutere di sanità e disavanzo. L'obiettivo è quello di affrontare compattamente il confronto con la maggioranza su temi come il personale, le liste d'attesa, gli investimenti e la medicina territoriale. Al centro c'è lo stato di attuazione delle politiche previste dal Piano Socio Sanitario per conoscere gli indicatori dei servizi. Tutti i consiglieri di Pd, Mov5s, Linea Condivisa, Avs e Azione hanno indetto un incontro per parlare della giornata di domani (martedì 9 luglio ndr) ma soprattutto per imbastire un primo tavolo di confronto in vista della formazione di una coalizione allargata per le Regionali, alla presenza dei rispettivi segretari di partito.

Un messaggio concreto, che esula dalle battaglie in aula, ma che guarda a un'agenda programmatica che possa fungere da filo conduttore tra tutte le forze politiche che scenderanno in campo. A questa si aggiunge, senza troppi induci, una strada che porti anche a quel civismo che spesso, negli ultimi anni, ha sempre guardato di più al centrodestra che al centrosinistra. A sinistra piace maggiormente chiamarlo associazionismo, ma il concetto poco esula, si tratta di quel mondo fuori dai partiti, ma attivo e partecipativo, che può contribuire alla crescita delle forze in campo. Sullo sfondo però, rimane l'incognita che porta al nome del candidato, capace di federale tutti i movimenti politici. Una decisione che verrà assunta dai vari soggetti seduti al tavolo, ma che potrebbe essere percorsa, qualora non si trovasse la sintesi, anche attraverso le Primarie, cavallo di battaglia del Partito Democratico. Erano stati proprio i dem infatti, in passato, a fondarle. Nel frattempo il tempo stringe e le Regionali, dimissioni o no, non sono più un lontano miraggio.