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Politica

La lettera scritta dal presidente al suo avvocato Stefano Savi. Nel frattempo ha chiesto di incontrare il vicepremier Matteo Salvini e gli assessori Giampedrone e Scajola
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di Giorgia Fabiocchi - Michele Varì

AMEGLIA - "È chiaro che oggi per me la poltrona di Presidente è maggiormente un peso che un onore. Forse sarebbe stato più facile, fin da subito, sbattere la porta, con indignazione, al solo sospetto... Non mi spaventa rinunciare ad un ruolo a cui pure sono legato, ma ogni scelta deve essere condivisa".

Lo scrive Giovanni Toti in una lunga lettera all'avvocato Savi. "Vedo come una liberazione poter ridare la parola agli elettori... ma la Presidenza non è un bene personale... Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò ad incontrarmi con gli amici del movimento politico, gli alleati... E le scelte che faremo saranno per il bene della Liguria". Questi alcuni dei passaggi della lettera mandata all'avvocato Stefano Savi. Parole che esprimono grande amarezza, dopo il pronunciamento negativo del Riesame, e che sanno di dimissioni. Anche se la parola non è mai stata pronunciata, ma il contenuto apre a nuovi possibili scenari che dovranno passare da un confronto con le altre forze politiche che lo sostengono. Quello che emerge però, è una sorta di rassegnazione per l'ex eurodeputato azzurro che si rimetterà al volere dei partiti della maggioranza, da Fratelli d'Italia a Forza Italia, passando per la Lega. Senza trascurare la reazione della Lista Toti e dei suoi fedelissimi, al suo fianco dall'inizio della sua esperienza, nell'oramai lontano 2015.

 

STRALCI DELLA LETTERA:

Toti si rivolge al Riesame. "Ora, per tranquillizzare i giudici del Riesame, che ritengono io non abbia capito il reato commesso e dunque lo possa reiterare, vorrei essere chiaro: ho capito benissimo cosa mi viene addebitato. Per i magistrati sarebbe reato essermi interessato ad un pratica, pure se regolare, perché interessava ad un soggetto che ha versato soldi al nostro movimento politico, pure se regolarmente,  che, per paradosso, vuol dire che se mi fossi interessato alla stessa pratica di un imprenditore che non ci ha mai sostenuto, non sarei stato corrotto. E se l'imprenditore avesse finanziato un movimento politico di cui così poco stimava la politica e i leader, tanto da non parlargli neppure dei suoi progetti, non sarebbe stato un corruttore. Mi si perdoni, ma pur capendo, non sono d'accordo. Pur avendo confermato ai magistrati punto per punto quanto accaduto, senza nascondere nulla. E tuttavia la reiterazione di quel reato resta impossibile".

Toti, anche se sempre molto attento e rispettoso del lavoro della procura nello scritto si lascia sfuggire qualche critica gli inquirenti che lo hanno intercettato per quattro anni: 'La legislatura in Liguria è stata un reality show, un' enciclopedica opera controllo un'ipotesi reato che stupisce.

"La legislatura cominciata con le elezioni del 2020 in Liguria, vinte, con ampio consenso, per la seconda volta, dalla mia proposta politica, è stata di fatto un reality show, all'insaputa dei partecipanti. Intercettazioni telefoniche, intercettazioni ambientali, telecamere negli uffici, pedinamenti. Nessuno è stato escluso. Quattro anni delle nostre vite documentate, dal tavolo del ristorante al colore della giacca. Da tutta questa enciclopedica opera di controllo emerge una ipotesi di reato che ancora mi stupisce. Emerge che il Comitato politico Giovanni Toti Liguria, che ha sostenuto le campagne elettorali di molti in Liguria, riceveva finanziamenti da soggetti privati. Soldi tracciati, regolari, iscritti dove la legge prevede, in entrata e in uscita. Raccolti in eventi pubblici, aperti alla stampa, di cui pure eravamo orgogliosi per il successo. Emerge anche che mi sono interessato ad alcune pratiche che ritenevo importanti. La dove era legittimo, si è fatto. Dove non lo era, non si è fatto".

 

Il presidente indagato parla poi delle sue possibili dimissioni, una scelta che lui non esclude ma solo dopo averla condivisa: "La Regione è un patrimonio collettivo. Di chi l'ha votata, di chi l'ha sostenuta, di coloro che si sono spesi per una avventura politica. Ho sperato, e spero ancora, che giustizia e politica possano rispettare i propri ruoli e le proprie prerogative. Che, mentre i Pm legittimamente indagano, la politica, con le sue regole, i suoi riti, le sue aule, possa fare le proprie considerazioni per il bene comune. Sembrano regole astratte, ma si chiamano Democrazia. Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò ad incontrarmi con gli amici del mio movimento politico, gli alleati, e tutti coloro che potrò vedere per parlare di futuro. E le scelte che faremo saranno prima di tutto per il bene della Liguria a cui oggi tutta l'Italia dovrebbe guardare con grande attenzione. Per ora resto qui, nella casa di Ameglia. Orgoglioso della consapevolezza di essere meno ricco di quando ho cominciato a fare politica, meno libero, ma di aver contribuito a costruire una Liguria più ricca e più libera. Che gli elettori, al momento opportuno, sapranno conservare".

Toti nega di avere privilegiato Aldo Spinelli, per i pm il grande corruttore:

"Non scrive la verità chi sostiene una nostra attenzione particolare per Aldo Spinelli e le sue imprese. Gli stessi pranzi, le stesse telefonate, gli stessi viaggi per incontrarli, gli stessi interessamenti sono stati riservati a tutti coloro che lavoravano ed investivano nel nostro territorio. A prescindere che fossero finanziatori o meno, sostenitori politici o meno. A prescindere da tutto, tranne la loro volontà di investire. Il materiale raccolto in quattro anni lo potrà ben dimostrare, ma sfido a trovare un imprenditore che lamenti la nostra mancata attenzione o sollecitudine per un suo problema. Le pratiche in particolare oggi al centro delle accuse, riguardavano un finanziatore del nostro movimento politico. Un finanziatore da sempre, da prima che diventassi governatore. Ci ha sostenuto, come molte altre migliaia di persone in questi anni, quando era convinto delle nostre scelte e quando lo era meno, quando aveva pratiche aperte con la pubblica amministrazione e quando non le aveva. Sempre. Lo ha sempre fatto perché riteneva, fortunatamente come molti altri, che la nostra politica fosse migliore delle alternative, che la nostra attenzione e sensibilità verso il mondo dell'impresa fosse di vantaggio a chi investe. A lui, e non solo a lui".

Nella lettera Toti riassume anche la sua vita lavorativa e personale, e sottolineando l'orgoglio di avere contribuito alla ricostruzione del ponte.

"Ho fatto nella mia vita, partendo da un piccolo paese, il giornalista, l’inviato, il direttore di due telegiornali nazionali, il dirigente d’azienda, l’Eurodeputato. Non mi sono mancate le soddisfazioni personali. La mia famiglia vive oggi esattamente come viveva nove anni fa, stessa casa stesso lavoro. Il conto umano è in pareggio, la gratificazione per quello che gli elettori liguri mi hanno consentito di fare, dal Ponte San Giorgio in poi, è enorme".

Fra le frasi della lettera che colpiscono di più anche questa che fa riferimento alla descrizione della sua persona che trapela dalle carte dell'indagine: "Immaginate un imprenditore che, vedendo Toti sul ciglio della strada, possa fermarsi a chiedere anche solo una informazione stradale?".

 

 

 

Aldilà della lettera, fra le novità della giornata anche che Toti, dopo l'esito del pronunciamento del Riesame che ha rigettato l'istanza di revoca degli arresti domiciliari, adesso vuole incontrare Matteo Salvini.

La richiesta è arrivata in giornata: Toti ha chiesto ufficialmente di poter confrontarsi con il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Salvini. Al leader della Lega si aggiungono anche i due assessori regionali Giacomo Giampedrone e Marco Scajola. L'istanza è stata depositata al giudice da parte del legale Stefano Savi. Matteo Salvini è atteso a Genova lunedì prossimo, 15 luglio, ma è difficile che l'incontro possa già essere avvallato tra due giorni. Il vicepremier è quello che più di tutti, rispetto ai suoi colleghi di maggioranza (Meloni e Tajani ndr), ha difeso Giovanni Toti ribadendo piena fiducia nel suo operato.

I confronti, considerata anche la richiesta di rivedere Giampedrone e Scajola, serviranno soprattutto per capire come mandare avanti il proseguo della legislatura, ma non potrà mancare, probabilmente, anche un accenno sul futuro della giunta e sulle possibili dimissioni del presidente. Nelle settimane scorse erano stati tre gli incontri andati in scena nella villetta di Ameglia; il primo con il facente funzione Piana e gli assessori Giampedrone e Scajola; il secondo con i rappresentanti delle segreterie politiche di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia Rixi, Rosso e Bagnasco; il terzo con il leader e il deputato di Noi Moderati Lupi e Bicchielli. Gli stessi giudici del Riesame, nel provvedimento con cui hanno rigettato l'istanza di revoca dei domiciliari, hanno sottolineato come fosse corretto chiedere nuovi incontri de visu con esponenti politici. I giudici hanno anche sottolineato, nell'ordinanza, che i finanziamenti ricevuti dal presidente "non sono tutti regolarmente tracciati", contrariamente a quanto da lui sostenuto anche nell'interrogatorio. Per il Riesame, Toti non avrebbe capito le accuse e per questo potrebbe reiterare il reato.