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Politica

1 minuto e 29 secondi di lettura
di Matteo Cantile

GENOVA - E’ ormai evidente: nell'ambito dell'inchiesta che ha coinvolto Regione Liguria e porto di Genova ogni giorno, allo scopo di tenere sempre in piedi un'informazione negativa tale da condizionare le prossime elezioni regionali, vengono pubblicate notizie già uscite, già note. Sulla stampa vengono ripresi vecchi passaggi già ampiamente diffusi, contenuti in carte che abbiamo già letto: così tutto quello che si scrive sembra sempre nuovo, una nuova accusa, un nuovo filone. E questo non è vero. 

Questa stampa, forcaiola e giustizialista, vuole evidentemente condizionare l'elettorato chiamato a scegliere i suoi nuovi rappresentanti e colpisce, allo stesso modo, anche noi che i siamo concorrenti dai grandi numeri. 

E’ questa la democrazia a cui ambisce certa politica? Studiano di notte che cosa scrivere il giorno dopo per diffamare qualcuno? Questa linea andrà avanti ogni giorno fino alle elezioni? Tutto questo nel quadro di un processo, almeno nello stralcio che procede sul binario del rito immediato, che inizierà tra ben tre mesi (il 5 novembre) e solo, peraltro, per le operazioni di calendarizzazione e per decidere i testimoni. 

Ancora una volta, quindi, la Liguria diventa un banco di prova: i cittadini-elettori crederanno davvero che i processi si devono celebrare sui giornali, senza difesa né contraddittorio, estrapolando e tagliando le frasi che vengono ritenute utili per danneggiare o favorire una precisa area politica?

Le elezioni diventeranno così un confronto tra giustizialisti e garantisti. O gli uni, o gli altri. Lo vedremo presto. 

Intanto a farne le spese sarà la Liguria che sta pagando e pagherà un enorme danno di immagine a livello nazionale. E pagheranno i liguri, vittime di una regione che è stata immobilizzata: cittadini, imprenditori, aziende. Pagano loro per un processo che ha già emesso le sue condanne: non nelle aule di giustizia, ma sul giornale, sul web e sui social network.