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Politica

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di Silvia Isola

LIGURIA - "Quelli che sono andati a votare hanno voluto dare un giudizio sull'operato degli amministratori e sui candidati. Le dinamiche nazionali interessano ai politici, ma non interessano alla gente", commenta così a Primocanale Cesare Zapperi, giornalista del Corriere della Sera, i dati dell'affluenza al voto e il significato delle elezioni regionali. A "vincere" è il partito dell'astensionismo, dato che è andato a votare meno del 50% degli elettori e questo rappresenta una sconfitta di tutta la politica. E se gli addetti ai lavori ritengono queste elezioni una prova per il centrodestra, quello dei due anni di governo di Giorgia Meloni, ma anche quello dei 9 anni della giunta di Giovanni Toti e dei 7 di Marco Bucci sindaco di Genova, e al contempo un esame per il centrosinistra di Elly Schlein, le persone comuni non sono tanto interessate alle dinamiche nazionali. 

"Poi tutte le elezioni hanno sempre un risvolto anche nazionale. Anche se riguardano, e non me ne vogliano i liguri, 1 milione e 300 mila elettori, quindi sui 57 milioni di italiani sono una piccolissima fetta"

Da una parte l'esigenza di una riconferma, dall'altra la rivincita di una regione storicamente più vicina al centrosinistra, in una partita molto accesa, dopo una campagna elettorale che però non è stata in grado di intercettare la partecipazione degli elettori. "Chi ha votato o Marco Bucci o Andrea Orlando, lo ha fatto in base ai loro programmi, al loro profilo. Uno è un amministratore, l'altro è un politico, sono due profili molto diversi tra di loro. Quindi l'elettore, se ha voluto votare, aveva due profili molto definiti su cui esprimersi". 

Una scelta sicuramente polarizzante tra questi due principali candidati, in una corsa che è un testa a testa anche in questo spoglio. Ma dove sono da ricercare le ragioni di chi non è andato a votare? Cesare Zapperi ha una visione ben precisa, un punto di vista esterno dalle dinamiche regionali che però spiega una possibile motivazione. 

"Secondo me anche la scelta dei due candidati può avere un po' inciso. Senza mancare di rispetto a nessuno dei due e riconoscendo ciascuno dei due qualità assolutamente ottime, non sono due volti nuovi, ma riciclati"

"Riciclati nel senso che Marco Bucci è sindaco di Genova da sette anni e quindi, come dire, cambierebbe da una poltrona all'altra. Andrea Orlando è stato tre volte ministro, adesso non ha un ruolo e ambisce ad avere un ruolo. Secondo me, dal punto di vista dell'immagine di chi vorrebbe un rinnovamento, volti nuovi, un cambiamento, aver presentato due facce, passatemi il termine, "vecchie", un pochino è inciso: dà l'idea che non cambia niente, che sono sempre quelle facce". Secondo il giornalista, sarebbe stato meglio investire su due quarantenni, uomini o donne, senza fare differenza, e forse la competizione sarebbe stata più accesa e più interessante.