Non è un Natale come gli altri per il vicesindaco reggente di Genova Pietro Piciocchi. Quest'anno siede sulla poltrona più importante di Palazzo Tursi ed è alla guida di un'amministrazione che probabilmente prima dell'estate andrà al voto.
"Cerco di essere me stesso sia fuori che in famiglia e quindi cerco di attingere dal significato profondo del Natale e credo che quella gioia che noi dobbiamo portare nella famiglia sia quella che ha tanto bisogno la città. Se mi chiedete che proposito mi sono fatto per questo Natale: voglio essere una persona gioiosa, dobbiamo portare la luce nelle famiglie ma anche nella città dove ci sono ancora tante troppe situazioni di buio, di solitudine e di fragilità. Poi non è facile perché è un impegno con se stessi, una sfida personale. Prima di andare alla sera mi chiedo: "Com’è andata la giornata? Sono riuscito a diffondere questa fiducia intorno a me? Sì, no" ecco credo che sia un bel interrogativo, un bel proposito da fare: io ce la metterò tutta".
Quanto incide la sua fede nel suo lavoro quotidiano?
"Molto. Tutte le scelte della vita, anche il fatto di aprirmi insieme a mia moglie che condivide questa fede ad una famiglia numerosa. La fede mi aiuta a cercare di vivere ogni giorno con attenzione particolare agli altri, a mettermi in discussione, a essere umile e devo dire è un aiuto enorme anche per avere un approccio un po’ di distacco da se stessi cercando sempre di mettere al centro le persone il servizio alle persone. Io quando mi sono insediato due settimane fa volutamente nel mio intervento ho citato il gesto della lavanda dei piedi che, secondo me è una ispirazione straordinaria per chi deve fare un lavoro politico. Credo che il Vangelo, a cui mi ispiro, contenga degli elementi molto potenti, molto significativi per un compito politico che poi naturalmente deve essere in grado di accogliere tutti: la fede non è chiusura è grande stimolo verso l’apertura, verso l’integrazione verso l’accoglienza e noi dobbiamo lavorare per una città accogliente per una città in cui si vive veramente a fondo la solidarietà, una città dove le relazioni siano di qualità e allora costruiamo una Genova forte e coesa. Lavoriamo per le grandi opere ma senza perdere l'attenzione alla qualità delle relazioni".
Le parla di "luce". Dove vorrebbe ve ne fosse di più?
"Io vedo una città dove ci sono delle fragilità, forse quella più rilevante è la solitudine degli anziani e a questa aggiungo un’altra: la deriva nella quale tanti ragazzi ragazzi precipitano perché sono soli, perché purtroppo vivono il dramma delle dipendenze. Ho chiesto al nuovo assessore Enrico Costa di lavorare molto su questi argomenti dopodiché però devo anche dire che abbiamo delle esperienze di volontariato di solidarietà che non conoscevo, ne sto facendo esperienza in questo Natale e ogni giorno continuo a stupirmi. C'è una vitalità incredibile, energie importanti che questa amministrazione deve sostenere con forza. Voglio lavorare molto nei prossimi mesi per creare spazi dove i giovani possano stare insieme e fare cose belle".