Botta e risposta tra Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, e l'Anpi. Ad accendere la polemica, un'intervista in cui il governatore critica con forza chi e' contrario all'invio di armi in Ucraina e all'aumento delle spese militari "per difendere le nostre democrazie", tanto da arrivare a dire: "allora non festeggi il 25 aprile".
"Dire a noi, che celebriamo il 25 aprile come momento fondativo della nostra unità nazionale, che non dovremmo dare agli ucraini - dice a Repubblica il governatore - le stesse armi e le stesse condizioni di allora per potersi difendere da un'invasione, non è neppure un tema politico, ma prepolitico, direi quasi aristotelico". Quindi il monito: "Attenti, amici del "né né", della neutralità ostentata e del pacifismo un po' peloso: a Kiev si combatte per la libertà di una nazione e anche, un po', per la salvaguardia della coerenza".
Toti dice di aver avuto i brividi sentendo nel discorso di Zelensky al Parlamento italiano il parallelismo tra Mariupol e Genova: "Un'immagine brutale che però ha reso l'idea di quanto stia provando quella nazione". Poi aggiunge: "Se pur speriamo che prevalga la ragionevolezza, il governo italiano, l'Ue e l'Occidente devono continuare a fare, con determinazione, cio' che hanno fatto fino ad oggi. Basta con tutti i no, che inchiodano il Paese".
Le parole di Toti hanno provocato le reazioni tra gli altri di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Stefano Fassina di Leu e Laura Boldrini del Pd. Quindi, per la stessa Anpi, il coordinatore per la Liguria Massimo Bisca: "Dovrebbe leggersi la storia, non quella che si inventa quando fa riferimento alla guerra di Liberazione. Noi allora eravamo cobelligeranti".
"Io, da laico, sono d'accordo con Papa Francesco - sottolinea Bisca in una dichiarazione all'AdnKronos - ma qualcuno che va a messa tutte le domeniche, anche in campagna elettorale, può darsi che non capisca cosa dice il Papa".
"Le sezioni dell'Anpi, oltre ad aver organizzato manifestazioni, stanno raccogliendo aiuti per le popolazioni dell'Ucraina, non basta parlare. Prima di fare il resistente a tutto tondo e dare lezioni all'Anpi, inizi a dare lezioni di resistenza e antifascismo al suo capogruppo regionale, Vaccarezza, che ha parlato pubblicamente di Almirante come di un mentore". "Per noi dell'Anpi il 25 aprile è tutto l'anno" conclude Bisca ricordando le parole di Arrigo Boldrini, partigiano noto con il nome di battaglia di 'comandante Bulow': "Abbiamo combattuto per la libertà di tutti, per chi era con noi, per chi non c'era ed anche per chi era contro".
La controreplica di Toti è stata preceduta da quella di Gaetano Quagliariello, senatore che con il presidente ligure è impegnato nel progetto "Italia al Centro": "Nei confronti di Giovanni Toti - dice Quagliariello - sta andando in scena il tipico riflesso pavloviano della sinistra ogni volta che viene messa di fronte alle sue contraddizioni. Fra un'invettiva e l'altra ancora non spiegano per quale motivo a una popolazione invasa che cerca di difendersi da un invasore non dovremmo fornire armi di difesa. Sulla resistenza italiana sono legittime diverse opinioni: si può pensare che fu una guerra di classe, una guerra civile o una guerra patriottica, o tutte e tre le cose insieme. Quello che è incontrovertibile è che all'epoca le armi dagli alleati arrivarono e furono accettate, e che gli alleati giocarono un ruolo preminente nella liberazione del nostro Paese. Punto e basta".
Quindi, Toti puntualizza: "Con buona pace di chi ritiene di rappresentare i partigiani e i valori della Resistenza, la storia è una e una sola: di fronte alla prevaricazione, alla negazione dei diritti, alle invasioni, c'e' un momento in cui il ricorso alle armi non solo è legittimo, ma doveroso. Cosa avrebbe sostenuto Anpi nei giorni precedenti al 25 aprile del 1945? Avrebbe forse sostenuto che gli americani facevano male a fornire armi ai nostri combattenti per la libertà? Avrebbe forse chiesto ai partigiani di non scendere dalle montagne, di non combattere?". Lo scrive in una nota il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti rispondendo all' Anpi. "Non credo sarebbe stato quello il messaggio, come nessuno allora avrebbe mai pensato che era meglio lasciare le città nelle mani degli occupanti nazisti anzichè combattere per la libertà. Combattere! E' chiara la parola? - sottolinea Toti - Perché ci sono valori e situazioni per le quali combattere e' non solo lecito ma doveroso. Lo ripetiamo ogni 25 aprile, quando deponiamo corone di alloro per celebrare chi è morto combattendo, non chi riteneva che, anziché battersi, era meglio cedere all'invasore, Qualcuno sostiene oggi - prosegue - che non vi siano più valori per i quali è giusto combattere? E se ancora esistono, una invasione non è motivo sufficiente per battersi con le armi? Io credo solo che vi sia una ipocrisia di fondo in chi non ha il coraggio di ammettere che le democrazie occidentali, guidate dagli Stati Uniti, furono allora e sono oggi dalla parte giusta della storia. E per favore - conclude - lasciamo in pace Papa Francesco, che fa il suo dovere. La chiesa rappresenta un magistero morale. Il Vangelo predica di offrire l'altra guancia. Ma tutti sanno che, se avessimo offerto l'altra guancia nel 1945, oggi l'Europa non sarebbe un continente libero. Vogliamo smetterla con l'ipocrisia e dire che vi sono momenti e luoghi in cui usare le armi non è solo legittimo, ma è un dovere civile e morale? L'Ucraina è uno dei quei luoghi. Oggi è uno di quei momenti".