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Porto e trasporti

  Terza puntata della nostra inchiesta sull’opera che cambierà il volto di Sestri Ponente
1 minuto e 21 secondi di lettura
di Elisabetta Biancalani

 

GENOVA – L’azienda, i sindacati, le opportunità di lavoro ma anche la convivenza con un quartiere, quello di Sestri Ponente, da sempre segnato dal mondo della cantieristica, nel bene (soprattutto nel bene per il lavoro che ha creato) ma non senza criticità, legate alla vivibilità delle zone vicine all’ingresso della fabbrica, e non senza la delusione per una seconda versione del progetto che ha cambiato le carte rispetto al primo disegno, togliendo spazi inizialmente destinati alla città. In questa puntata sentiamo la voce di un rappresentante del cuore pulsante del quartiere, quello del commercio. Con Riccardo Grossi, presidente del centro integrato di via di Sestri Ponente, che con la sua via centrale pulsa di continuo.

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“Con Fincantieri c’è sempre stato e c’è ancora un rapporto d’amore molto forte, ha sempre fatto parte della nostra storia e dà tanti posti di lavoro. Ma non nego che sono rimasto deluso dal fatto che non si faccia più il ribaltamento a mare inteso come prima versione del progetto, che avrebbe restituito spazi alla città. Oggi tutto avviene all’interno dei cancelli della fabbrica, che anzi, a causa dello spostamento a monte del binario della ferrovia, andrà ad interferire con alcuni capannoni industriali con circa 200 lavoratori.

 

Ma c’è un altro punto su cui insisto: bisogna che, grazie al progetto, si dia più occupazione agli italiani, non solo agli stranieri, perché ci sono tanti giovani disoccupati e non è giusto che, magari per questioni solo economiche, si scelgano spesso persone di altra nazionalità”. (CONTINUA con le voci dei residenti della zona di via Soliman)