GENOVA - Con quale intensità di vento si blocca l'operatività dei vari terminal del porto di Genova, Vado, La Spezia? Chi detta le regole? Quali sono le motivazioni? Quanto il vento è nemico del porto? Inchiesta di Primocanale su questo tema, passando in rassegna i diversi terminal dei porti di Genova, Savona, Vado e La Spezia. In questa seconda puntata siamo andati al termina Messina a Genova Sampierdarena dove abbiamo incontrato l'amministratore delegato Ignazio Messina e il vice direttore del terminal Emanuele Faranda.
"Noi abbiamo due limiti di intervento per quanto riguarda il vento: uno è in preallarme a 70km orari, cioè la prima soglia, e la seconda a 80 km/h. Nella prima soglia attenzioniamo le operazioni dei vuoti e sulle navi, nella seconda soglia fermiamo le gru, l’operatore scende dalle gru di banchina dove sono posizionati gli anemometri che attraverso una rete interna comunicano con i capi servizio. Quindi a 80 km orari di vento, si ferma la gru, l'operatore la mette nella posizione di sicurezza e poi ogni 30 minuti si monitora l’andamento del vento. Gli operatori vanno in una sala riunioni dove attendono la costante evoluzione del vento e se le condizioni lo consentono si ritorna a lavorare.
Entriamo più nei dettagli?
"A 70 km orari di intensità del vento il reparto dei container vuoti e si ferma, i camionisti vengono fatti uscire e nessuno può più entrare con i camion per caricare i vuoti, non si fanno più operazioni relativa ai vuoti, quindi si ferma l’operatività dei vuoti mentre a 80 km orari invece si ferma il terminal per vento, in attesa che le condizioni consentano di riprendere le operazioni in totale sicurezza".
Ci sono operazioni che si possono fare anche a 80 km orari di vento?
"Sì, ogni terminal ha le sue particolarità, al di là di dove è posizionato all’interno del porto. Un’operazione di rampa con i camion, andando più piano visto che il vento potrebbe avere qualche influenza, si può fare e ogni tanto la facciamo in accordo con i lavoratori perché è un’operazione in totale sicurezza, perché il contenitore viene sbarcato all’interno della nave quindi senza esposizione al vento. Invece sul piazzale non vogliamo correre rischi".
Con le raffiche come vi comportate?
"Per fortuna le raffiche a 100-120 da noi non sono frequenti anche se lo scenario meteorologico sta cambiando: qualora rilevassimo raffiche forti, attraverso la nostra rete anemometrica condivisa, avvisiamo gli operatori a bordo delle macchine in banchina e nel piazzale depositi container e cerchiamo di limitare al massimo la velocità dell’operazione, non movimentando ad esempio i contenitori vuoti che sono più soggetti ai movimenti in caso di vento forte".
Che voi sappiate nella storia del porto capita che volino dei contenitori?
"Intanto noi posizioniamo i contenitori vuoti al massimo in quinta fila mentre al deposito piene il massimo è di quarta altezza. Da noi è raro che cadano ma accade abbastanza spesso a Genova con venti prevalenti da Nord".
Da quanti anemometri è composta la vostra rete?
"Da sei, posizionati su ciascuna gru. Le gru vanno da 35 metri quelle di banchina, a 22 metri quelle a cavalletto per la ferrovia. E' possibile che nel terminal si possa lavorare in una zona perché l’anemometro non ha raggiunto un certo livello, mentre nell’altra zona no. Ad esempio abbiamo analizzato nel corso degli anni una differenza tra la banchina del Ronco rispetto alla banchina del Canepa per via dell’esposizione ai venti predominanti che in questo settore del porto sono prevalenti da N,ord quindi ci possono essere valori differenti".
Le gru hanno un auto blocco automatico?
"Sì, le nostre macchine si bloccano a 80 km/h, scendono alcuni freni di emergenza e viene messa in posizione di parcheggio non si muove più".