GENOVA - Con quale intensità di vento si blocca l'operatività dei vari terminal del porto di Genova, Vado, La Spezia? Chi detta le regole? Quali sono le motivazioni? Quanto il vento è nemico del porto? Inchiesta di Primocanale su questo tema, passando in rassegna i diversi terminal degli scali di Genova, Savona, Vado e La Spezia. In questa terza puntata sondiamo gli effetti sulla navigazione, incontrando il capo dei piloti del porto di Genova, Danilo Fabbricatore.
"Il vento diciamo che è l’elemento che condiziona più di tutti le manovre delle navi. L’Autorità portuale recentemente ha installato sette anemometri funzionanti che sono sparsi nel porto dal Molo Vecchio, all’altezza dell’ingresso del porto, uno per Sampierdarena all’altezza del ponte Libia, sono nuovissimi, li stiamo ancora testando e verificando ma sembra che funzionino, poi metteranno anche dei correntimetri perché anche la corrente influenza la manovra delle navi. Prima di averli, i vecchietti come me buttavano un legnetto in mare e vedevano da che parte andava, ci siamo sempre regolati con la nostra esperienza, l'arte marinaresca, e più o meno abbiamo sempre indovinato la forza della corrente che non si vede ma si sente molto.
Ma per il vento, prima che ci fossero gli anemometri, come facevate?
"Per il vento noi abbiamo la bandiera del Matitone che ci dà un segnale di come è il vento... ma adesso abbiamo gli anemometri e poi ognuno nel proprio telefono ha un’applicazione che vede in tempo reale il vento in questi punti serviti dagli anemometri".
Ma ci sono limiti imposti dalla Capitaneria e dell’Autorità portuale che impongono lo stop all’ingresso delle navi?
"I limiti sono dati da una valutazione del pilota e del comandante, sulla saturazione degli ormeggi esempio, nel canale di Sampierdarena bisogna valutare bene gli spazi di saturazione e poi ci sono elementi tecnico-nautici, come la lunghezza e la superficie velica e poi noi piloti abbiamo delle applicazioni che in base alla superficie velica della nave, al pescaggio, all’intensità, all’incidenza e all’angolo del vento, riusciamo a determinare con buona approssimazione quante tonnellate di spinta il vento genera sulla nave e ci regoliamo per l’utilizzo dei rimorchiatori per contrastare questo effetto del vento.
Quindi a seconda dell'intensità e alla direzione del vento poi chiamate un certo numero di rimorchiatori?
"Il comandante della nave e il pilota si accordano e se ci fosse discordanza di vedute tra i due chiamiamo la Capitaneria di porto che prenderà una decisione. Di massima comunque si valuta per la sicurezza, non per il risparmio".
E' mai successo con la nave sia stata bloccata fuori dal porto perché c’era troppo vento?
"Qualche volta può succedere che si ritardi un po’ l’ingresso e l’uscita perché sappiamo magari che il vento sta per aumentare o calare, vediamo le previsioni, abbiamo 10.000 siti, l’Arpal, abbiamo anche l’esperienza. Genova è un porto molto particolare perché lei può avere il vento forte in un punto e debole in un altro, ad esempio a ponente le condizioni sono peggiori quando c’è la tramontana di Nord Ovest, Multedo è invece un'isola felice. Con 2 km di porto ogni sezione ha il suo effetto climatico.
In base alla sua esperienza mi può dare un’indicazione di quando il vento può diventare difficoltoso per il vostro lavoro?
"Non c’è una regola precisa, se noi parliamo di una navetta che va ad esempio al terminal Rubattino da 100 metri e che non ha superficie velica, tutta immersa, con la tramontana il vento impatta veramente poco, può essere anche 80 km/h, su una nave contenitori che ha una superficie di 6000 m² quello allora va valutato molto attentamente. Di massima ci informiamo con il terminalista se le gru lavorano è inutile andare a correre dei rischi inutili, se il terminal è fermo qualora fosse anche possibile la manovra preferiamo per la sicurezza lasciare fuori la nave, se il termine è al lavoro allora facciamo rivalutazione del caso e vediamo se è possibile portare la nave l’ormeggio in sicurezza".