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Porto e trasporti

Le leggi cambiano troppo spesso - dice il viceministro - mettendo a rischio l'iter delle opere. Anche i rincari delle materie prime sono un ostacolo alla conclusione dei cantieri, ma non possiamo far pagare gli aumenti ai cittadini
2 minuti e 36 secondi di lettura
di Davide Lentini

GENOVA - "Il Mit è senza dubbio uno dei ministeri più critici. Il mio obiettivo è quello di riuscire a spingere questo elefante che sembra seduto sulla sabbia per far cambiare passo all'Italia. Se questo ministero riuscità a portare il suo contributo, ne beneficerà tutto il Paese". Parola di viceministro: il genovese Edoardo Rixi, della Lega, spiega in una intervista a Primocanale, le difficoltà di far funzionare il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che fa capo a Matteo Salvini. "Oggi - dice Rixi - utile che il vicepremier sia anche ministro alle Infrastrutture perché molti dei temi che dovremo affrontare dovranno essere portati sul tavolo del Governo e devono avere un appoggio forte a livello internazionale".

Qui il problema è prevalentemente quello burocratico e di collaborazione con gli altri Paesi: "Il sistema logistico italiano - chiarisce Rixi - è uno dei pilastri del sistema logistico europeo. Troppe volte sono state scritte norme più per tedeschi, olandesi e francesi e non per gli italiani. Questo ha creato molte difficoltà ai nostri operatori. Se riuscissimo a riequilibrare questo meccanismo, potremmo sviluppare maggiormente l'economia del nostro Paese".

Sono numerose le opere di cui l'Italia ha bisogno da anni e i cui dossier sono fermi nei cassetti del ministero. Rixi ne è consapevole, ma su questo lancia altri due allarmi: da una parte quello legislativo, dall'altra quello economico. "Ogni anno, nel tentativo di rendere le cose più facili, le leggi cambiano. Ma questo vuol dire mettere a rischio gli iter già avviati, perché ci sono progetti nati con determinate normative che devono essere adeguati in corsa perché nel frattempo i processi legislativi sono cambiati. E se non si fa in fretta c'è il rischio di dover ripartire da zero". L'altro rischio è quello legato ai rincari: "L'aumento dei costi delle materie prime rischia di compromettere molte opere, avviate con una dotazione economica, ma per le quali ora se ne rende necessaria una superiore. Ed è impensabile che questi rincari vengano fatti pagare ai cittadini come nel caso dei lavori autostradali, perché rischiamo di avere un incremento dei pedaggi proprio nel momento in cui abbiamo in atto importanti cantierizzazioni che inevitabilmente creano disagi".

Un tema, questo, che riguarda anche la realizzazione della Gronda autostradale di Genova, i cui cantieri nei piani del Mit dovrebbero partire entro la fine dell'anno. "Il progetto iniziale prevedeva un costo di 4,2 miliardi di euro - ricorda Rixi - Oggi ne serviranno molti di più. Apriremo quindi un tavolo di concertazione con il Ministero delle Finanze, visto che socio di Autostrade è Cassa Depositi e Prestiti. L'aumento dei costi iniziali non si può ripercuotere sui pedaggi: quei rincari vanno sterilizzati - dice Rixi - Ma dobbiamo anche capire come contenere quelli previsti inizialmente per contribuire alla realizzazione dell'opera, vista la situazione di traffico che vive la Liguria. E' impensabile aumentare i pedaggi nel momento in cui abbiamo corsie uniche in metà rete autostradale della regione".

"La gronda - conclude Rixi - va fatta urgentemente per evitare la paralisi del sistema autostrale ligure che si creerà se non creiamo un bypass che consenta di dirottare il traffico. È un'opera che non possiamo più rimandare".