GENOVA - Da oltre due anni non si trova una soluzione al caso dei marittimi extra Ue che, se permangono in Italia a bordo di maxi yacht oltre 90 giorni, vengono considerati clandestini. Situazione creata dalla applicazione restrittiva da parte dell'Italia della sentenza della Corte di Giustizia Europea che nel nostro Paese ha limitato, a partire dal 2021, la libera circolazione degli equipaggi extra Ue. Gli altri paesi europei (Francia e Spagna) continuano ad accogliere i marittimi non UE a bordo delle loro navi, al contrario dell’Italia che li espelle dopo 90 giorni. Primocanale segue molto da vicino, fin dall'inizio, questa situazione. Che merita un aggiornamento.
Genova for Yachting aveva recentemente denunciato un calo medio del 20% sulle permanenze e un danno per il comparto della nautica professionale e per l’indotto genovese e ligure stimato in 50 milioni di euro al trimestre. L’estensione ai marittimi di un visto di soggiorno per motivi di lavoro, introdotta a maggio 2022 come “soluzione tampone non funziona nella maggioranza dei casi, per una serie di motivi spesso strutturali che ne vanificano l’efficacia”.
Abbiamo incontrato Bruno Guglielmini, ad dei cantieri Amico & C., che ricorda come politici anche locali si siano spesi nel tentativo di trovare una soluzione che ancora però non esiste: "Con Confindustria Nautica e nazionale abbiamo ora deciso di tentare una nuova strada, cercando di far comprendere come negli altri Paesi, nostri concorrenti, la norma non sia stata interpretata come in Italia. In particolare riavviando un dialogo con il Ministero dell'Interno, rimodulando l'interpretazione italiana della sentenza della Corte destinata a colpire fattispecie particolare di abusi in Olando, ai tempi della sentenza, di navi che imbarcavano senza limiti di tempo certo, i marittimi. Quello che pensiamo di poter raggiungere è una modifica della circolare, che non applichi questa sentenza a marittimi il cui tempo di permanenza a bordo è determinato".