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Porto e trasporti

E poi le parole di Silvio Bignone dei Rimorchiatori
1 minuto e 12 secondi di lettura
di Elisabetta Biancalani
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"L'unico caso un po' simile che ricordo nel porto di Genova fu il trasporto del super bacino venduto alla Turchia. Ma quando salii a bordo della Costa Concordia percepii un grande senso di morte". A dieci anni dalla tragedia della Costa Concordia, l'allora comandante dei Piloti del porto di Genova, Giovanni Lettich, ricorda l'impresa di pilotaggio del relitto, che arrivò a Genova, destinazione Prà, la mattina del 27 luglio del 2014, una mattina ventosa "con un'onda lunga" aggiunge Silvio Bignone, comandante di armamento dei Rimorchiatori. "La delicatezza dell'operazione era data soprattutto dal fatto che non c'erano i motori ad aiutarci nella manovra di ingress, si trattava di una carcassa dentro un cassone. C'erano sensori di allarme di ogni genere che avrebbero suonato in caso di criticità ma per fortuna non successe mai". Lettich salì insieme al comandante Bozzo e ad un altro pilota. Tutto andò al meglio anche l'anno dopo, quando a maggio venne poi spostata da Prà ai bacini di carenaggio "ma quando salii a bordo percepii un grande senso di morte". 

 

"Quella mattina prendemmo in carico la Concordia all'imbocco di Prà con dieci rimorchiatori - ricorda Silvio Bignone, dei Rimorchiatori - e quella esperienza fu un grande esempio e una grande scuola di coordinamento e gioco di squadra con tutti i soggetti interessati, dalla Capitaneria di porto, ai piloti, ai rimorchiatori, agli ormeggiatori. Su tutta l'operazione c'era un'attenzione mediatica pazzesca, non si poteva sbagliare comunque nulla e non si è sbalgliato".