GENOVA - "La protesta dei porti non finisce. Vogliamo il rinnovo del contratto nazionale". È questo il grido che che arriva dai lavoratori portuali in sciopero in tutta Italia. A Genova la manifestazione nazionale con oltre mille partecipanti. Una lunga mattinata iniziata prima dell'alba con il presidio ai varchi portuali per tutta la giornata di questo venerdì 5 aprile con il blocco dell’accesso ai mezzi pesanti che in diversi casi sono arrivati fino agli ingressi del porto dove sono stati costretti a tornare indietro e aspettare la fine dello sciopero. Rafforzata la presenza per tutto il giorno da parte della polizia locale. Indicazioni dello sciopero anche nei tabelloni luminosi lungo le autostrade.
Dalle 9,30 il corteo si è mosso da ponte Etiopia in direzione di Palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale. Qui l'incontro con il commissario Piacenza. "Il commissario ha detto che si farà portavoce delle nostre istanze ma questo ovviamente non ci basta e proseguiremo fino a quando non saranno riconosciute le nostre rivendicazioni" hanno spiegato i rappresentanti dei lavoratori dopo l'incontro. La manifestazione di Genova arriva dopo tre giorni di sciopero nazionale. Sotto la Lanterna, oltre alle delegazioni portuali liguri, anche le rappresentanze arrivate da altri porti nazionali come Napoli, Salerno, Ravenna e altri con vicinanza arrivata anche dai colleghi del Canada.
Durante la manifestazione slogan, fumogeni e striscioni. In testa al corteo lo striscione Portuali Genova e quello dello Compagnia Unica. Disagi al traffico il traffico genovese durante il passaggio dei lavoratori in sciopero. "Adesione allo sciopero arrivata a toccare punte del 97%" spiegano i sindacati. Non il contratto nazionale al centro della manifestazione, anche la questione dell'inquadramento dei lavoratori, la necessità di un ricambio generazione, il riconoscimento del lavoro usurante e poi l'attenzione massima sul tema sicurezza sui luoghi di lavoro. Dall'autorità portuale l'impegno di portare le richieste alle associazioni di categoria nel tentativo di torvare una mediazione che soddisfi tutte le parti. Altrimenti, ribadiscono i lavoratori, la lotta andrà avanti con nuove proteste in piazza.
I motivi dello sciopero sono diversi. "La principale è la componente economica con l'ultimo adeguamento di 110 euro firmato nel febbraio 2021 - spiega Maurizio Diamante, segretario nazionale Fit Cisl -. Il 10% di questi sarebbe dovuto andare a finire in un fondo destinato all'incentivo all'esodo non ancora partito. C'è poi stato un decreto che prevedeva per i lavoratori dell'autorità portuale che l'1% di tasse sulle merci, nelle fase di accumulo, venisse messo dall'autorità portuale, ma trattandosi di soldi pubblici non è mai arrivato l'ok. Poi c'è anche la questione legata ai dipendenti della stessa autorità di sistema portuale che si trovano in un ibrido tra pubblico e privato, serve una soluzione chiara anche per loro. Oltre alla parte economica c'è anche l'aspetto legato al lavoro usurante e alla sicurezza sul lavoro anche in ambito portuale. In questo senso pochi giorni fa è stato avviato un tavolo con il ministero dei Trasporti per affrontare la problematica " spiega Diamante.
“Vogliamo che si riapra la trattativa in maniera concreta, siamo ancora lontani sia sulla parte economica che su alcune parti normative del contratto. Siamo qui per lanciare un messaggio al governo perché i portuali vogliono far sentire la propria voce rispetto a una possibilità di riforma su cui siamo dubbiosi. E poi bisogna far sì che questa categoria sia riconosciuto come usurante e possa partire il decreto di accompagnamento all’esodo anticipato dei portuali” spiega Amedeo D’Alessio, segretario nazionale Filt Cgil.
Alla manifestazione di Genova anche Giuliano Galluccio, segretario nazionale Uiltrasporri: "Bisogna recuperare il potere d'acquisto dei lavoratori dei porti che sono un pezzo fondamentale dell'economia del mare. Genova riveste un'importanza fondamentale come scalo in Italia e siamo voluti partire da qui per dimostrare a tutto il mondo portuale italiano che siamo forti e pronti a fermarci ancora qualora fosse necessario e a organizzare altre manifestazioni in tutta Italia".
Lo sciopero di 24 ore del mondo portuale è scattato mercoledì con due possibili modalità: da una parte uno sciopero di due ore per ogni inizio turno da dividere nelle tre giornate oppure 8 ore di sciopero da concentrare tutto nella giornata di venerdì. Uno sciopero che ha visto anche l'accordo di diverse associazioni del settore come Assiterminal, Assoporti e Assologistica. Un ruolo centrale nella questione potrebbe ricoprirla il viceministro alle Infrastrutture e trasporti Edoardo Rixi che è pronto a svolgere un ruolo di mediatore tra le parti.
I lavoratori nelle scorse settimane hanno incontrato le controparti datoriali ricevendo una proposta di aumento salariale del 10%, pari a 180 euro ritenuta ancora non sufficiente a superare i problemi legati al rialzo dei costi causati dall'inflazione degli ultimi anni condizionata anche dagli eventi geopolitici come la guerra Russia-Ucraina. La proposta delle controparti prevede però la riduzione del pagamento delle prime tre giornate di malattia; l’introduzione, nel comparto crociere, del concetto di stagionalità per far arrivare così l'orario settimanale di lavoro a 44 ore; l’aumento del numero delle notti per il riconoscimento dell’h24 fino a mettere mano alla flessibilità con l’aumento del numero dei cambi turno.
Lo stipendio medio in Italia che può percepire un operaio portuale è di circa 21 mila euro lordi annui. Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro prevede sette livelli di remunerazione, divisi a seconda delle competenze e delle responsabilità assegnate a questi professionisti. I neoassunti vengono inquadrati nel settimo livello, il più basso, e ricevono un salario più limitato. Il valore medio si riferisce agli operai portuali di quarto livello, coloro che devono portare a termine le classiche attività di sbarco e imbarco delle merci e che gestiscono il loro trasferimento. Gli operai più specializzati come, ad esempio, gli operatori di gru, sono invece inquadrati nel terzo livello e hanno diritto a una retribuzione media di circa 23 mila euro annui. I primi due livelli di inquadramento, infine, sono destinati a impiegati, supervisori e funzionari dell’autorità portuale. Questi professionisti possono arrivare a guadagnare in media anche 30 mila euro lordi all’anno.
Sono diverse le categorie interessate dalla protesta: dall'operaio portuale semplice al gruista o manovratore di gru di banchina, il carrellista, l'operatore di straddle carrier (operaio portuale specializzato nell’uso della macchina operativa che viene utilizzata per posizionare i container), transtainerista (operatore del transtainer, la grande gru a portale che viene usata per caricare e scaricare i container dai camion e per posizionarli uno sull’altro). A Genova presidiati i principali varchi portuali.