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Porto e trasporti

Incontriamo Jeremy Sanna, amministratore delegato di una società di importazione di materie prime alimentari
1 minuto e 53 secondi di lettura

GENOVA - 36 porti della costa est degli Stati Uniti e del Golfo del Messico per oltre 65.000 addetti: lo sciopero del personale degli scali di questa zona del mondo, indetto per chiedere un aumento dei salari contro l’automazione spinta, sta sconvolgendo i traffici marittimi del globo. Dopo la guerra in Ucraina, la crisi di Suez e del canale di Panama, un nuovo macigno pesa sul settore. L’allarme è stato lanciato pochi giorni fa dal direttore generale di Spediporto Giampaolo Botta che ha parlato di riflessi anche sul porto di Genova (LEGGI QUI).

Incontriamo Jeremy Sanna, della Ma.pri.al, importatore proprio da quei paesi di prodotti alimentari come ad esempio noci, nocciole e pistacchi. Frutta secca per approvvigionare l’industria italiana.

Ci avviciniamo a Natale quando c’è più richiesta di questo genere di prodotti e questa situazione, lo sciopero, creerà delle dilazioni di spedizioni e più dura più avrà un effetto sull’economia, anche del consumatore finale quindi aumenteranno i prezzi perchè i noli, ovvero il trasporto, costerà di più e la merce che ci sarà già in Europa sarà a quel punto merce che vale oro e quindi diciamo che ci sarà la corsa agli “armamenti” per chi dovrà poi fornire la clientela.

Le aziende più grosse hanno sicuramente dei piani di contingenza e quindi hanno riempito i magazzini in tempo ma è chiaro che l’economia media non prende questo genere di rischi, anche economici, di mettersi della merce in casa ad un prezzo che magari potrebbe crollare. Quindi tutto questo ha un effetto a catena. Noi nel porto di Genova facciamo arrivare circa 200 container all’anno ma andiamo anche a Rotterdam, Livorno e altrove.

Bisogna vedere quanto durerà lo sciopero: ieri sera hanno offerto già un 50% di aumento dei salari e i lavoratori l’hanno rifiutato, quindi diciamo che sono molto posizionati in un modo da ottenere credo dei buoni risultati. C’è anche da dire che il loro lavoro si è triplicato in questi ultimi tre anni, e lo sciopero interessa principalmente la tratta ferroviaria dalla costa ovest alla costa est dell’America. Ma con questo stop bisognerà passare dal canale di Panama e questo comporta costi maggiori e tempi allungati di almeno dieci giorni”.