GENOVA - Lo scossone dato al porto di Genova (ma che fa tremare anche altri porti) dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la concessione del Genoa Port Terminal di Spinelli, continua a far discutere. Abbiamo sentito le parole di Spinelli stesso (LEGGI QUI), e di Beppe Costa, presidente dei Terminalisti (LEGGI QUI), oggi tocca al vice ministro dei Trasporti Edoardo Rixi, che incontriamo ad un evento di Spediporto sulla zona logistica semplificata e sulla Green Logistic Valley della Valpolcevera.
Partiamo da quello che è successo nel Porto di Genova con la sentenza del Consiglio di Stato sulla concessione di Spinelli. Che scenario apre? Intanto nel porto di Genova, dove in realtà ci sono anche altri operatori che fanno container (N.d.r. come ha spiegato a Primocanale il presidente dei Terminalisti Beppe Costa)
Nel porto di Genova i commissari stanno prendendo ovviamente gli atti per poter continuare a tenere operativo il terminal e il mantenimento dell'occupazione che deve essere la prima preoccupazione che ha il sistema portuale.
Il problema è che noi ora stiamo facendo monitorare tutta la situazione, anche gli ispettori stanno facendo degli approfondimenti perché purtroppo questa sentenza rischia di aprire tutta una serie di problemi non solo a Genova ma anche negli altri porti del paese. Una sentenza a mio avviso che ha tenuto poco conto di quello che è stato il cambiamento delle modalità di trasporto negli ultimi vent'anni, perchè il piano regolatore portuale nasce alla fine degli anni '90 a Genova, viene approvato nel 2001, è eccessivamente rigido, vorrei ricordare che ad esempio a Trieste si parla solo di merci o passeggeri, Genova invece dà specificità per ogni singolo terminal ma vent'anni fa ad esempio le banane erano rinfuse, oggi sono containerizzate con container refrigerati, quindi è evidente che c'è un cambiamento e che la concessione in questo caso, che oggi è solo in parte di Spinelli ma anche di un investitore straniero che è Hapag Lloyd, era una concessione che consentiva vari tipi di movimentazioni, quindi anche il container ovviamente allora in maniera più residuale ma col tempo sono aumentati in container e sono diminuite le rinfuse.
Quindi noi dobbiamo cercare di trovare uno strumento che sia ovviamente di carattere generale ma che consenta agli scali italiani di potersi adeguare rispetto ai cambiamenti del mercato altrimenti il rischio vero è di creare molta tensione sugli scali e rischiare anche problemi occupazionali di cui oggi noi non sentiamo necessità, visto che in questo momento l'Italia sta investendo moltissimo sui porti, investimenti pubblici e privati e noi confidiamo molto nella capacità dei nostri lavoratori che danno un servizio eccellente nella qualità dei nostri scali.
Perché ha detto, nel convegno di Spediporto, che dal 2001 (quando è stato approvato il piano regolatore portuale) negli anni successivi, parlare di porto in generale era come parlare del diavolo, cioè come parlando della possibile modifica del piano regolatore che non è ancora arrivata.
Perché purtroppo c'è stata una tensione fortissima tra il porto e la città che un certo punto aveva vissuto l'evoluzione portuale come un'invasione di campo rispetto ai residenti, non sono state fatte tutta una serie di opere che poi sono state fatte negli ultimi anni, vorrei ricordare che ad esempio la sopraelevata portuale, che verrà inaugurata a fine anno, era un tema di cui si parlava almeno dagli anni '80, che consentirà ai camion di non andare a intasare il traffico cittadino ma di avere un'entrata diretta a livello portuale, così anche il completamento della Guido Rossa o delle arterie che sono state fatte a seguito del crollo del Ponte Morandi, in emergenza, e che sono diventate strutturali e hanno anticipato progetti che sarebbero stati compiuti con tempi molto più lunghi. Abbiamo ancora un problema sul porto di Genova che è ad esempio uno spazio per un interporto per il traffico su gomma, però si è iniziato ad esempio ad avere gli stalli in fondo all'aeroporto per 350 mezzi, cosa che prima non esisteva, cioè si sono iniziate a fare una serie di attività che probabilmente se si fossero fatte vent'anni prima avrebbero congestionato di meno la situazione del traffico sul nodo genovese, però ripeto noi non dobbiamo guardare indietro, dobbiamo guardare avanti, oggi ci sono degli impegni che ci stiamo prendendo e sicuramente quello di consentire un aumento del traffico portuale deve essere anche mantenuto garantendo un miglioramento della qualità di vita ambientale di chi intorno al porto vive, quindi con aree di compensazione, con strumenti di compensazione anche abitativa con una diminuzione di quelle che sono le emissioni all'interno dello scalo.
Secondo lei il nuovo piano regolatore portuale lo deve fare il commissario, almeno iniziare il commissario, oppure aspettare il nuovo presidente, anzi le chiedo che tempi ci sono per il nuovo presidente?
Il presidente verrà nominato tra gennaio e febbraio, sicuramente il nuovo comitato sarà quello che redigerà il piano portuale, oggi noi quello che dobbiamo fare è semplicemente andare a evitare che il porto subisca per problemi non suoi un rallentamento eccessivo di tutti i progetti che ci sono, l'Autorità portuale ha presentato ad esempio, il potenziamento del cold ironing da 32 milioni, ovviamente questo è avvenuto dopo le vicende di maggio e i tempi di reazione dell'Autorità portuale sono stati più lenti rispetto a una situazione ordinaria, ma questo avviene banalmente tutte le volte in cui ci sono tensioni particolarmente rilevanti, quindi quello che noi vorremmo fare con gennaio e febbraio è chiudere questo capitolo, aprirne uno nuovo, ma non può essere il porto né Genova a subire i contraccolpi rispetto ad indagini che riguardano altri soggetti, quindi questo è un tema secondo me fondamentale, oggi credo che la reazione a livello portuale sia importante, oggi parlavamo anche del tema della Valpolcevara, della Green Valley, è un elemento secondo me qualificante su cui si può sviluppare un progetto a livello nazionale innovativo, per garantire dei servizi all'interno della portualità del Mar Ligure, importanti in un'ottica internazionale, quindi Genova deve accettare le sfide internazionali che oggi ha di fronte, non si deve chiudere in sé stessa e non deve pensare che può fare a meno delle opere o può fare a meno degli investimenti.
Il tavolo interministeriale è lo strumento?
Sicuramente il Governo deve fare delle scelte consapevoli rispetto a normative di carattere fiscale e di tutti i temi che devono non comprimere la competitività dei nostri scali. Poi il problema più grosso che oggi Genova ha sono quelle delle opere pubbliche e dei ritardi avuti in passato, vorrei dire che nel Terzo Valico abbiamo scavato più negli ultimi tre anni che nei primi 15, è evidente che non si può pensare di bloccare le opere pubbliche né di chiedere di non dialogare più con le imprese, io credo che un Paese, un sistema, cresca col dialogo tra pubblica amministrazione e imprese perché le imprese sono quelle che vivono le evoluzioni del mercato, la pubblica amministrazione è quella che deve dare le risposte, le deve dare in tempi accettabili.