"Nessuno può dirsi libero dal rischio dell'aviaria, sono anni che noi esperti diciamo che è la nuova pandemia e ora è dietro l'angolo per questo serve una strategia europea condivisa". Così il professor Matteo Bassetti, direttore del dipartimento di malattie infettive della Liguria, commenta l'allarme della Commissione europea per i focolai del virus dell'aviaria in Polonia. E proprio durante il consueto appuntamento settimanale con 'Il medico risponde' in onda il venerdì alle 9.30 già nel 2023 Bassetti aveva lanciato un allarme sull'aggiornamento del piano pandemico.
"Non si può andare disuniti"
"Io credo che sia fondamentale muoversi in ambito europeo sotto la regia della Commissione e del Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control) - spiega Bassetti - non si può andare disuniti e le politiche di biocontenimento che saranno prese andranno seguite perché la Polonia è dietro l'angolo, è il primo esportatore di carne di pollo in ambito europeo. Quindi è chiaro che serve una strategia europea in ambito veterinario, c'è un grosso focolaio in Polonia con 6 milioni e mezzo di animali contagiati".
La storia dell'aviaria negli ultimi 25 anni
"Come abbiamo visto in questi ultimi 25 anni di storia di questo virus, ha fatto il giro del mondo numerose volte, perché siamo partiti dal sud-est asiatico con i primi casi della fine del secolo scorso e poi in questi 25-30 anni ha girato e rigirato attraverso gli uccelli migratori ed è arrivato nel 2024 con un numero di casi impressionanti negli Stati Uniti, che hanno colpito i bovini da latte, poi hanno colpito di nuovo il pollame e poi adesso addirittura colpiti i gatti a New York e ora è arrivato in Europa, prima in Inghilterra con le pecore che sono rimaste infettate e adesso con gli allevamenti avicoli in Polonia".
"Nessun allarmismo sulla carne di pollo"
"Non c'è un rischio di prendere l'aviaria se ti mangi il petto di pollo o il pollo arrosto, quindi diciamo alle persone di star tranquille, però è evidente che nel mezzo dell'Europa 6 milioni e mezzo di capi, in qualche modo di polli contagiati da questo virus, fanno sì che non possiamo più continuare a girarci dall'altra parte, quindi è un problema comunitario e come tale va affrontato, quindi è un problema della Comunità Europea, dell'Unione Europea".
Cosa dovrebbe fare l'Ue e l'Italia?
"Magari pensare di aprire in Europa centri di riferimento per test per H5N1 come hanno fatto già in Usa, pensare ad avere già oggi nei pronto soccorso dei test per l'H5N1 per capire se si ha davanti un caso di influenza aviaria - suggerisce. Dobbiamo poi attrezzarci anche per i vaccini a livello europeo e decidere se vaccinare gli allevatori e come farlo. Poi c'è il problema dei farmaci, se alcuni non funzionano abbiamo alternative? Sono temi che devono essere discussi a livello europeo, senza andare da soli".
"Bisogna prepararci affinché questo virus rimanga il più possibile un virus del settore animale e che non in qualche modo assistiamo a salti di specie che già ci sono stati, ma fortunatamente sono stati salti di specie minimi, parliamo di un centinaio di casi in tutto il mondo tra il 2024 e questo 2025".
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