GENOVA - La chemioterapia a intervalli ridotti, ogni due settimane, per le donne ad alto rischio dopo l'intervento chirurgico riduce l'incidenza di metastasi e aumentala percentuale di sopravvivenza. Questi i risultati di un'importante ricerca coordinata dalla professoressa Lucia Del Mastro e pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Lancet oncology.
Lucia Del Mastro è direttore dell'oncologia medica, coordinatore della breast unit del Policlinico, ordinario all'Università di Genova e ricercatore di Airc. Due settimane fa ha ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella il prestigioso premio biennale per la ricerca 'Guido Venosta'. (LEGGI QUI)
Il lavoro è stato portato avanti in collaborazione con altri 80 ospedali italiani e ha visto la partecipazione di oltre duemila pazienti operate di carcinoma mammario.
Un autunno ricco di soddisfazioni per Del Mastro genovese d'adozione.
"Lo studio dimostra che in donne ad alto rischio di ripresa di malattia dopo l’intervento chirurgico, la chemioterapia ad intervalli ravvicinati, ogni due settimane, definita ‘dose-dense’, è in grado di ridurre l’incidenza di metastasi ed incrementare in maniera significativa la percentuale di pazienti vive dopo 15 anni dalla diagnosi rispetto alla chemioterapia somministrata ad intervalli standard, vale a dire ogni tre settimane".
"E' un grande sforzo della ricerca accademica con un risultato capace di rendere il carcinoma mammario sempre più curabile - spiega orgogliosa a Primocanale la professoressa Del Mastro - il risultato del lavoro importante effettuato dai ricercatori di oltre 80 ospedali italiani che ho avuto l’onore di coordinare. Abbiamo individuato una strategia terapeutica in grado di ottenere risultati terapeutici migliori sia in termini di incremento dell’efficacia che di riduzione della tossicità. Il commento fatto dai colleghi del Dana Faber di Boston (uno dei centri oncologi più prestigiosi al mondo, ndr) è motivo di grande orgoglio per tutta la ricerca italiana: le lezioni impartite dallo studio Gim2. Ma il risultato più importante è essere riusciti ad incrementare la percentuale di pazienti vive a distanza di 15 anni dalla diagnosi".
Un nuovo modello Genova che il mondo scientifico riconosce.