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Sanità

Uno studio italiano ha dimostrato che le mortalità per sepsi in ospedale arriva anche al 45 per cento
1 minuto e 13 secondi di lettura
di Tiziana Oberti
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La resistenza agli antibiotici è tra le priorità dell'Organizzazione mondiale della sanità: uno studio coordinato dall'Italia e pubblicato sulla rivista scientifica Lancet parla di una mortalità da infezioni ospedaliere per batteri che resistono agli antibiotici che può arrivare anche al 45 per cento. A spiegare la situazione a Primocanale, nel corso di "Il medico risponde",  è l'infettivologo Emanuele Pontali, direttore malattie infettive dell'ospedale Galliera di Genova: "L'antibiotico resistenza è tra le priorità dell'Oms e degli enti europei per la salute perché è da qui che avremo i maggiori problemi in futuro. Ci siamo giocati molti degli antibiotici che abbiamo usato per anni e ci troviamo a dover gestire infezioni dovute a germi sempre più resistenti, soprattutto in ambiente ospedaliero. Non si tratta più di una nicchia di persone ma questi ceppi dagli ospedali si sono diffusi nella popolazione generale".

Continua Pontali: "Sono ceppi più o meno resistenti e più o meno diffusi. Alcuni di questi viaggiano da tempo nell'ambiente, dovuti a scarichi industriali soprattutto in Paesi in via di sviluppo, a errato utilizzo degli antibiotici. Tutto ciò ha un grosso impatto in termini di costi per nuovi farmaci che devono essere sviluppati ma anche costi per l'aumento della durata dei ricoveri e l'elevata mortalità. E' di questi giorni una pubblicazione italiana che raccoglie l'esperienza di decine di ospedali e vede mortalità di pazienti con sepsi che può arrivare al 45 per cento da germi può arrivare al 35, 40, 45 per cento proprio a causa delle difficoltà di gestire queste infezioni", conclude Pontali.

 

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