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Sanità

Il Team Missioni Cardiochirurgiche Internazionali una volta al mese per una settimana si reca in paesi a rischio per salvare i piccoli pazienti le cui famiglie non possono permettersi cure
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di Riccardo Olivieri

 

GENOVA - Il 10% delle morti infantili è causato da cardiopatia, che in Italia colpisce circa un bambino su mille e i casi sono ancora più numerosi nei paesi più poveri del mondo: per questo il Team Missioni Cardio Chirurgiche Internazionali del Gaslini, composto da circa 10 persone che operano senza scopo di lucro, una volta al mese si reca nei Paesi in difficoltà per provare a dare una speranza ai piccoli pazienti e alle loro famiglie. "Ne abbiamo operati più di 300 negli ultimi 5 anni (con un rallentamento dovuto alla pandemia ndr) in tre continenti, dieci o dodici nazioni diverse - racconta Francesco Santoro, cardiochirurgo pediatra al Gaslini, responsabile struttura semplice dipartimentale Team Missioni Chirurgiche Internazionali -. Siamo appena arrivati dalla Palestina, prima eravamo in Nigeria e ripartiamo tra due settimane per l'Iraq. Praticamente ogni mese passiamo una settimana all'estero per operare, anche in luoghi di forti tensioni come la striscia di Gaza".

La cardiopatia è la prima causa di mortalità infantile anche perché "aggrava i problemi derivanti da disidratazione, diarrea o infezioni" spiega Santoro. Le missioni sono finanziate dalla beneficienza e il Gaslini riconosce 100 giorni all'anno ai membri del team da passare all'estero per svolgere quest'attività in Paesi dove "non c'è la sanità pubblica - racconta il cardiochirurgo - e tante famiglie non si possono permettere le cure di base per i loro figli". Ogni operazione ha un costo che si aggira attorno ai 5mila euro e ne vengono effettuate circa 15 per ogni missione. Il team inoltre fornisce agli operatori sanitari locali tutti gli strumenti tecnici e culturali adatti a sviluppare un programma clinico-chirurgico autonomo, nel tentativo di portare avanti in tutto il mondo la missione del Gaslini: curare i bambini.